Ex Ilva, Conte dopo vertice con Mittal: "Rinvio udienze mantenendo produzione"

Il premier: "L'obiettivo è arrivare a un nuovo piano industriale". Il verbale di un dirigente sentito dai pm di Milano: "A settembre i vertici di Mittal dissero che i fondi erano finiti"

Il summit a Palazzo Chigi con i vertici di ArcelorMittal (Ansa)

Il summit a Palazzo Chigi con i vertici di ArcelorMittal (Ansa)

Taranto, 22 novembre 2019 -  E' terminato dopo 4 ore il vertice a Palazzo Chigi sull'ex Ilva con la proprietà, Lakshmi e Aditya Mittal, rispettivamente ceo e cfo del gruppo ArcelorMittal, il premier Giuseppe Conte, i ministri dell'Economia e dello Sviluppo economico, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli. Nella sede del governo presente anche Lucia Morselli, ad di AncelorMittal Italia. 

"Si è appena concluso l'incontro con i Mittal, che si sono resi disponibili ad avviare immediatamente una interlocuzione volta a definire un percorso condiviso a Taranto", sono state le parole del premier dopo l'incontro.  "L'obiettivo di questo percorso è arrivare a un nuovo piano industriale che assicuri il massimo impegno nel risanamento ambientale. Sono stato molto chiaro con loro, a questo punto ci vuole un piano di transizione anche energetica. E' stata anche valutata l'ipotesi di un coinvolgimento pubblico".

"Chiederemo ai commissari di acconsentire ad una breve dilazione dei termini giudiziari in modo da ottenere il rinvio dell'udienza, lasciando in pregiudicato qualsiasi diritto di difesa posponendo semplicemente l'udienza in modo da consentire che si realizzi questa interlocuzione. Siamo disponibili a concedere questo differimento a condizione che A. Mittal assicuri il normale funzionamento degli impianti", ha continuato Conte.

E ancora: si punta a "nuove soluzioni produttive con tecnologie ecologiche e massimo impegno nel risanamento ambientale. Sono stato molto chiaro con loro ho riferito anche della grande sensibilità della cittadinanza tarantina e anche nazionale".

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Una nota di Palazzo Chigi infine puntualizza: "L'obiettivo è giungere presto a un accordo e a questo fine il Governo inviterà i commissari dell'Ilva ad acconsentire a una breve dilazione dei termini processuali e a un rinvio dell'udienza fissata per il prossimo 27 novembre dinanzi al Tribunale di Milano, alla sola condizione che ArcelorMittal assicuri di mantenere il normale funzionamento degli impianti e garantisca la continuità produttiva anche durante la fase negoziale".

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Le inchieste 

Oggi il fronte giudiziario legato al caso ArcelorMittal si è scaldato sia a Taranto che a Milano. L'ad Morselli "ha dichiarato ufficialmente" in un incontro "ai primi di novembre" con "i dirigenti e i quadri" che erano stati fermati "gli ordini, cessando di vendere ai clienti", secondo quanto si legge in un passaggio di un verbale di un dirigente di ArcelorMittal sentito lo scorso 19 novembre dai pm di Milano e riportato nel loro atto di costituzione nel contenzioso civile tra l'ex Ilva e il gruppo franco indiano. Atto con cui aderiscono alla richiesta dei commissari.

Ma si va ancora più indietro. "In più riunioni tenute da settembre ad oggi sia il precedente amministratore delegato Mathieu Jehl, sia il nuovo amministratore delegato Lucia Morselli, hanno dichiarato che la società aveva esaurito la finanza dedicata all'operazione" di affitto con obbligo di acquisto dell'ex Ilva, mette ancora a verbale un dirigente.

Nell'atto con cui la procura di Milano si schiera a fianco dei commissari straordinari dell'ex Ilva contro ArcelorMittal si evidenzia come le recenti testimonianze raccolte dai pm "confortano la fondatezza del grave pericolo incombente" che avvalora il ricorso cautelare d'urgenza, ma anche "lumeggiano la vera causa della disdetta, pretestuosamente ricondotta al venire meno del cosiddetto scudo ambientale abrogato dalla legge 128/2019, ma eziologicamente riconducibile alla crisi d'impresa di ArcelorMittal e alla conseguente volontà di disimpegno dell'imprenditore estero".  Il grado di "strumentalità è reso patente dallo stesso attore che afferma expressis verbis che anche qualora si ripristinasse lo 'scudo penale' il processo di fermata degli impianti sarebbe comunque ineluttabile". 

Le indagini dei magistrati proseguono e dopo la Guardia di Finanza che martedì è entrata negli uffici di Taranto di ArcelorMittal acquisendo una serie di documenti ai fini dell'indagine avviata dalla Procura di Taranto, stamane è stata la volta dell'ispezione dei Carabinieri del Noe. I militari, su specifico mandato dell'autorità giudiziaria, attraverso i nuclei specializzati Noe, Nas e Tutela del lavoro, si dovranno occupare della gestione della fabbrica nell'ultimo anno anche sotto il profilo delle bonifiche, del piano ambientale e della sicurezza sul lavoro. E' stato il procuratore capo Capristo a delegare Finanza e carabinieri sui due specifici versanti di indagine. Uno dei quali riguarda la distruzione di materie prime e di mezzi di produzione con presunto danno all'economia nazionale.

L'attenzione dei carabinieri di Roma e Taranto, nell'ispezione al siderurgico ArcelorMittal, è concentrata su "un attento controllo dell'area a caldo". Lo si apprende da fonti giudiziarie. L'indagine mira ad accertare se c'è stato depauperamento delle materie prime, se sono state eseguite manutenzioni o se gli impianti rappresentano un pericolo per i lavoratori, poi una verifica complessiva di parchi minerali, nastri trasportatori, cokerie, agglomerato, altiforni e acciaierie in generale.

Sempre nella giornata odierna la Procura di Milano ha depositato al giudice civile Claudio Marangoni l'atto con cui si costituisce nella causa civile promossa con un ricorso d'urgenza dai Commissari Straordinari dell'ex Ilva per chiedere ad ArcelorMittal il rispetto del contratto di affitto. In questo documento sono riportate anche le testimonianze di alcuni dirigenti di Arcelor Mittal, sentiti in questi giorni nell'ambito dell'inchiesta condotta dal procuratore aggiunto, Maurizio Romanelli, e dai pm Stefano Civardi e Mauro Clerici. Tra questi, Steve Wampach, direttore Finance della multinazionale franco - indiana.