di Doriano Rabotti Ormai l’elenco inizia ad essere lungo, troppo lungo. Anche se paradossalmente è meglio così: perché è chiaro che il coraggio di denunciare le molestie subite sia un esempio che ha dato la spinta anche a chi finora ha sofferto in silenzio. E sapere è il primo passo per intervenire. Quello che sta emergendo, caso dopo caso, è un dato di fatto chiaro: nemmeno lo sport è un’isola felice lontana dalle miserie della vita. L’ultimo scandalo arriva dalle Olimpiadi e riguarda l’allenatore della nazionale di snowboard Peter Foley, accusato di aver "scattato foto ad atlete nude per oltre un decennio". La Federazione americana sta indagando sulla situazione denunciata da Callan Chythlook-Sifsof, una delle prime a fare coming out dichiarandosi omosessuale, altro tabù che nello sport sta cadendo negli ultimi anni. Ma stavolta il punto è un altro, le molestie. La Chythlook-Sifsof ha detto che Foley le sussurrò "frasi e commenti inappropriati" quando aveva 17 anni (quindici anni fa, quindi), e ha tirato in ballo anche Hagen Kearney, trentenne, ex olimpionico, che avrebbe tenuto "comportamenti intimidatori e offensivi" con battute che secondo l’ex snowboarder americana alludevano a stupri. Foley, che guida la nazionale americana dal ’94 ed è considerato un punto di riferimento dagli americani, si è detto "totalmente sorpreso. Respingo le accuse con forza – ha detto al New York Times – sto facendo del mio meglio per concentrarmi a sostenere gli atleti qui alle Olimpiadi". Tra questi atleti ci sono Lindsey Jacobellis e Nick Baumgartner, che ieri hanno vinto l’oro nello snowboard cross a squadre miste battendo i nostri Visintin e Moioli: Baumgartner ha definito Foley "come un padre", mentre la Jacobellis ha rilasciato una dichiarazione forse un po’ troppo....sportiva: "E’ sconvolgente che tutto ciò accada mentre stiamo cercando di concentrarci e arrivi a rompere un po’ l’energia ...
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