Mercoledì 24 Aprile 2024

Ecco "Alternativa", il gruppo dei grillini ribelli

La formazione debutta alla Camera, poi anche al Senato. Già individuato un simbolo. Ancora pendenti diversi ricorsi

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di Elena G. Polidori

Ieri alla Camera, oggi al Senato. La scissione del M5s diventa plastica, si fa gruppo parlamentare e passa all’opposizione, non per rinnegare "i principi politici che ci ispirano e hanno convinto le persone a votare per noi", sostiene il deputato ex grillino Pino Cabras, ma anche "per avere il controllo di qualche commissione di garanzia; al momento ci interessando la Vigilanza Rai, ma anche il Copasir". Si chiameranno "L’alternativa c’è" in entrambi i rami del Parlamento e, se non fossero nati, Giorgia Meloni avrebbe incassato tutte le poltrone delle commissioni di solito destinate all’opposizione, che invece ora dovrà dividere anche con Nicola Fratoianni, uscito da LeU.

Alla Camera, il nuovo gruppo sarà composto da 13 deputati, ma l’attenzione è tutta verso il gruppo del Senato che giusto ieri ha avuto da Idv, l’ex partito di Antonio Di Pietro, la cessione del simbolo senza il quale non sarebbe stata possibile la formazione, mentre il simbolo degli scissionisti sarà una ruota dentata con una stella tricolore sotto. Un logo che "richiama la fratellanza tra lavoratori, mentre il nome (L’alternativa c’è), nasce come antitesi del motto thatcheriano ‘there is no alternative’", non c’è alternativa. "Per ora – spiega la senatrice Bianca Laura Granato – hanno aderito al progetto sei senatori, ma potrebbero associarsi altri parlamentari più avanti. Stiamo aspettando delle conferme: alcuni ci hanno chiesto di aspettare gli sviluppi del ricorso contro il Movimento".

Diversi senatori, infatti, hanno dato mandato al loro legale (si tratta dell’avvocato Daniele Granara, vicino al senatore Elio Lannutti) di impugnare l’espulsione dal gruppo M5s chiedendo il reintegro. Di questa partita per vie legali non farà parte Nicola Morra (come Barbara Lezzi), attuale presidente dell’Antimafia, che sta "tessendo la tela – ammette lui stesso – per ricucire lo strappo; il mio cuore batte dentro il M5s, perché lo devo strappare? Io sono ottimista che questa partita possa chiudersi ancora con un abbraccio". Ma è il solo, Morra, a credere a questo happy end, perché gli altri transfughi, invece, sono molto agguerriti: "lavoreremo in sinergia con i colleghi deputati – svela ancora la Granato – saremo focalizzati sullo stesso programma, agiremo in coordinamento; siamo pronti a fare un’opposizione netta".

Alessandro Di Battista, che lunedì ha ufficializzato l’uscita dal M5s, sarà il punto di riferimento dei ribelli? "Ci piacerebbe che ci fosse anche Di Battista – sostiene questa volta Cabras –, ma non guardiamo solo a lui. Per ora Alessandro ha scelto la collocazione del libero pensatore". ’Libero’, soprattutto, di tornare alle sue antiche ’guerre sante’ , come quella contro i giornali. In un post su Fb, sostiene, come Grillo, che è uscito anche lui sullo stesso tema, che è giunto il tempo di "proibire per legge le concentrazioni editoriali. I principali gruppi editoriali italiani sono gruppi padronali che appartengono a editori impuri i cui principali interessi sono estranei all’editoria".

Intanto, nel M5s di governo prosegue la guerra per accaparrarsi più poltrone possibile di sottosegretari e si guarda a Giuseppe Conte come al prossimo ’vero’ capo politico. Per lui "stiamo cercando il ruolo più giusto – ha commentato ieri Paola Taverna – e per me potrebbe anche essere un ottimo capo politico, da solo o affiancato da una segreteria".