Venerdì 26 Aprile 2024

"È solo un compito in classe La protesta non ha senso"

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Molti presidi, compreso il presidente dell’Anp Giannelli, sostengono che la nuova Maturità sia ingiusta e si sia passati troppo frettolosamente alla normalità, quando in realtà gli studenti hanno subito quasi tre anni di dad e non sono pronti.

"È stata una tempesta in un bicchiere d’acqua – risponde Mario Rusconi, vice presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma –. La seconda prova non è più interdisciplinare: è un solo test non scelto a livello nazionale, ma dai prof della classe. Dunque diventa un compito in classe: è normale che i docenti lo tareranno sulle competenze dei ragazzi, che hanno perso tre anni di scuola vera. Se la traccia era nazionale si poteva coprire tutto il programma sfavorendo chi non è riuscito a svolgerlo durante l’anno. Ma gli stessi insegnanti sanno quello che si è fatto, per cui tutto questo caos non lo comprendo. Soprattutto da parte degli adulti".

Una protesta esagerata?

"Questa non sarà una seconda prova canonica, ma dimezzata. Il ministero ha deciso di applicarla seguendo il messaggio governativo di riprendere in mano la situazione, con cautela, come prima della pandemia. Diverse decine di intellettuali, invece, se ne sono usciti sostenendo che la serietà della scuola si vede con un esame duro e puro che non tiene conto di quello che è successo. Il ministero, invece, ha scelto un compromesso che salva capra e cavoli".

Gli studenti protestano nelle piazze. Ma molti sostengono che dover affrontare un esame ’serio’ sia positivo perché stimola a studiare e produrre risultati migliori.

"I ragazzi che protestano e occupano le scuole sono minoranze. Gli stessi intellettuali che corteggiano questi studenti, non guardano ai danni delle occupazioni: 500mila euro solo a Roma. E paga lo Stato, quindi tutti noi".

Il ministro potrà ritornare sui propri passi?

"Il ministro Bianchi si è esposto molto con questa scelta, anche se ora dice di voler parlare con gli studenti. Può darsi che decida in questo senso, ma è difficile. Però, se facesse retromarcia, mostrerebbe le istituzioni non coerenti. Mi chiedo: gli studenti non poteva ascoltarli prima?".

Alessandro Belardetti