Martedì 30 Aprile 2024

Napoli, assolto gioielliere che uccise due rapinatori a Ercolano. "È legittima difesa"

I banditi lo avevano affiancato in motorino fuori dal negozio di Ercolano e lui aveva fatto fuoco con un’arma regolarmente detenuta. Per i giudici del tribunale di Napoli: "Il fatto non costituisce reato"

Bruno Petrone (s) e Luigi Tedeschi, i due banditi uccisi a Ercolano (Napoli) (Ansa)

Bruno Petrone (s) e Luigi Tedeschi, i due banditi uccisi a Ercolano (Napoli) (Ansa)

Una rapina finita in tragedia, due banditi uccisi. Accadde il 7 ottobre del 2015, ieri a sette anni da quel tragico episodio è stato assolto il gioielliere che sparò perché "il fatto non costituisce reato". Una sentenza destinata a far discutere, quella emessa dalla Prima sezione penale del Tribunale di Napoli che ha mandato assolto Giuseppe Castaldo che sparò per sei volte contro i suoi assalitori, Bruno Petrone, 53enne originario di Secondigliano, e Luigi Tedeschi, 51enne del Rione Sanità, entrambi pregiudicati per reati specifici.

La Procura di Napoli aveva chiesto l’archiviazione e, durante il dibattimento, l’assoluzione. Il gioielliere aveva appena prelevato in banca cinquemila euro e si stava dirigendo verso il suo negozio, nel centralissimo corso Resina ad Ercolano, a pochi metri dai famosi Scavi. In strada i due banditi in scooter lo affiancarono con una pistola – che si dimostrò poi un giocattolo, ma che non aveva il tappo rosso – e gli intimarono di consegnare il tesoretto appena prelevato.

Dopo aver ceduto il denaro, Castaldo estrasse la sua Beretta, calibro 9x21, regolarmente detenuta, e fece fuoco sui malviventi. Sei colpi andarono a segno, per Petrone e Tedeschi non ci fu nessuno scampo: uccisi sul colpo, sotto gli occhi atterriti dei passanti. Una reazione clamorosa, quella del commerciante, che nei mesi precedenti aveva subito altre due rapine, e rinnovato da pochi giorni il porto d’armi. Castaldo venne indagato a piede libero per omicidio colposo per eccesso di legittima difesa. Ma la sua vicenda ebbe tormentati strascichi perché il gioielliere venne "puntato" dai parenti delle due vittime. Il fratello di uno dei due rapinatori uccisi, minacciò: "Siamo tanti fratelli, non si può mai sapere domani mattina cosa ci passa per la testa. Andiamo al suo paese e lo uccidiamo. Il sangue è sangue. La deve pagare molto cara, perché non si toglie la vita a due persone". Una vera e propria "fatwa" per il commerciante, accusato dai parenti dei due banditi di aver esagerato nella reazione e di essere stato l’autore di una vera e propria esecuzione contro chi lo aveva "solo" derubato.

Una delle interviste televisive rilasciate dai familiari di uno dei due rapinatori, acquisita dalla Procura di Napoli ai fini delle indagini, portò anche all’arresto dei quattro complici, tra cui il ‘palo’. Minacce serie che spinsero il legale di Castaldo, Maurizio Capozzo, e il sindaco di Ercolano, Ciro Bonajuto a chiedere una scorta per il commerciante. Inutilmente. Per evitare ogni rappresaglia il gioielliere si allontanò dalla Campania. La giudice della Prima penale, Antonia Napolitano Tafuri, ha quindi sentenziato che l’uccisione dell’assalitore, a seguito di una difesa personale, non costituisce reato. Un intervento che farà piacere a Matteo Salvini. L’attuale ministro delle Infrastrutture postò allora il seguente messaggio (peraltro simile a quello vergato per il benzinaio Graziano Stacchio, anche lui assolto): "A Ercolano un gioielliere ha reagito a una rapina e ha ucciso due aggressori a colpi di pistola, regolarmente detenuta. Io sto con il gioielliere". Una posizione, quella del leader leghista che contrastava con chi definiva "sceriffo" il negoziante per aver agito con eccessiva veemenza, ma anche con chi, come il sindaco di Ercolano la valutava troppo tranchant. "Al leghista Salvini che dice #iostocolcommerciante, chiedo se ha idea di come possa sentirsi una persona onesta che ha ucciso due persone. Io lo so, è un uomo distrutto dal dolore".