Mercoledì 24 Aprile 2024

Draghi rilancia l’intesa con la Libia "Patto su grandi opere ed export"

Esordio all’estero con Di Maio. Il premier vuole intensificare i rapporti e recuperare un miliardo. Ma il suo elogio dei salvataggi della Guardia Costiera fa arrabbiare la sinistra e parte del Pd

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di Alessandro Farruggia

È stata la sua prima visita all’estero. E non a caso. Mario Draghi, nel suo viaggio a Tripoli, accompagnato dal ministro degli Esteri Di Maio, ha incontrato il suo omologo Abdel Hamid Dabaiba, da un mese alla guida del governo di transizione incaricato di traghettare il paese al voto del prossimo 24 dicembre. L’Italia è da tempo ai margini dei giochi in Libia, paese nel quale la presenza militare turca in Tripolitania e quella russa in Cirenaica hanno portato il paese sostanzialmente fuori dall’influenza italiana. La scelta di non schierarsi con nessuno dei contendenti potrebbe però essere capitalizzata almeno in termini economici, controbilanciando la presenza turca e russa, perché il premier Dabaiba vuole fondare il processo di pacificazione proprio sulla ripresa economica. E l’Italia è pronta.

L’ambizione di Draghi è tornare ai livelli di importexport pre guerra civile e recuperare così un miliardo di interscambio all’anno (possibilmente ottenendo il pagamento dei crediti pregressi alle aziende che ammontano a 324 milioni di dollari). Lo si vorrebbe fare puntando sulle tradizionali esportazioni in Libia di prodotti petroliferi raffinati e sulla realizzazione grandi opere: aeroporti, autostrada costiera, impianti di rinnovabili, centrali elettriche e reti di trasporto dell’elettricità. Altro punto chiave sono le politiche migratorie. Qui, nel tentativo di non urtare la suscettibilità del nuovo governo libico, Draghi ha evitato accuratamente di criticare la politica migratoria di Tripoli, nonostante gli orrori dei campi di detenzione e le politica dei “salvataggi“ a forza condotti da parte della Guardia Costiera Libica. Draghi ha espresso "soddisfazione per quel che la Libia fa per i salvataggi". Anche se ha affermato che "il problema non è solo geopolitico, ma anche umanitario". Troppo sbilanciato per non subire l’alzata di scudi di buona parte del Pd, di sinistra, Verdi, Medici senza Frontiere, Sardine e molte Ong. Ma Draghi è focalizzato sul recupero del rapporto con il nuovo premier libico e si fa forte del fatto che, grazie alla presenza dell’Eni, siamo ancora il principale acquirente dei prodotti petroliferi libici (21%), fornendo così introiti preziosi per la ricostruzione, che ora vorremmo fosse in parte affidata a noi. In prima fila già numerose aziende: dal consorzio italiano Aeneas, che realizzerà l’aeroporto internazionale a sud di Tripoli, fino all’Eni passando da Saipem, dal gruppo Bonatti fino all’Anas. "La visita di Draghi a Tripoli – osserva Elio Franci, presidente del consorzio italiano Aeneas che realizzerà l’aeroporto internazionale a sud di Tripoli (un contratto da 79 milioni di euro siglato nel 2017) – è essenziale perché il sistema Italia ha bisogno di un ombrello politico adeguato". E questo Draghi ha voluto fornire, definendo l’incontro "soddisfacente, caloroso e ricco di contenuti" e sottolineando come "questo momento è unico per ricostruire un’antica amicizia e una vicinanza che non ha mai conosciuto pause": tanto è vero che "l’ambasciata italiana è l’unica a essere rimasta aperta in questi anni di conflitto". Per contribuire alla ricostruzione, però, "il cessate il fuoco deve continuare e deve essere strettamente osservato". Il premier Dabaiba ha detto di ripartire dall’accordo di amicizia del 2008 con un aumento della collaborazione anche nel campo energetico (rinnovabili nel Fezzan, collegati alla costa da una rete di trasmissione e possibilmente una centrale a turbogas da 2-3 mila MW a Mellitah), delle infrastrutture e da più visti per studenti e businessman libici. Su questo si tratterà, ma a Tripoli c’è la corsa. All’aeroporto Draghi ha incontrato il premier greco Kyriakos Mitsotakis che preme perché Tripoli annulli l’accordo con la Turchia per lo sfruttamento delle acque tra i due paesi.