Venerdì 26 Aprile 2024

Dosi dimezzate, Conte denucia le aziende I centri vaccinali: le siringhe sono già finite

Fino ad aprile 14 milioni di dosi, azione legale contro Pfizer e AstraZeneca. Arcuri e gli aghi speciali: falso allarme, nessuna carenza

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di Giovanni Rossi

Dal pallottoliere del Senato a quello dei vaccini. La riduzione delle forniture anti Covid – annunciata all’Italia sia da Pfizer-BioNTech sia da AstraZeneca – fa scattare il premier Giuseppe Conte che a metà pomeriggio promette battaglia ai colossi della farmaceutica: "Ricorreremo a tutti gli strumenti e a tutte le iniziative legali per rivendicare il rispetto degli impegni contrattuali e per proteggere in ogni forma la nostra comunità nazionale", "È inaccettabile", protesta Conte, sia il rallentamento della distribuzione del siero Pfizer-BioNTech (anche se tra due settimane le consegne potrebbero aumentare), sia il disconoscimento preventivo dei patti operato da AstraZeneca prima ancora che il suo siero sia sdoganato dall’Ema (il via libera in settimana, a quanto pare). "La riduzione del 60% delle dosi AstraZeneca distribuite nel primo trimestre significherebbe che in Italia verrebbero consegnate 3,4 milioni di dosi anziché 8 milioni", dettaglia il premier. Se l’incontro di domani tra la Ue il gruppo anglosvedese non produrrà cambi di scenario, a fine marzo l’Italia potrebbe trovarsi ad avere 14 milioni di dosi incluso il milione e 300mila di Moderna anziché 28 (prospetta l’Ansa).

"La riduzione richiederà la rimodulazione della campagna", certifica il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli. Per l’Italia un incidente serissimo. "Il nostro piano vaccinale – spiega il premier – è stato elaborato sulla base di impegni contrattuali liberamente assunti e sottoscritti dalle aziende farmaceutiche con la Commissione europea. Questi rallentamenti costituiscono gravi violazioni contrattuali che producono danni enormi". Già domani il governo si muoverà contro Pfizer su tre fronti: una diffida per inadempimento (in Italia); un esposto ai pm per potenziale danno alla salute (sempre in Italia); una richiesta a nome del governo e delle Regioni per inadempimento (al foro di Bruxelles).

Allo stato attuale, su 1.331.045 pazienti italiani che hanno avviato la copertura vaccinale (report di ieri alle 16.23), gli immunizzati "che hanno completato il ciclo" sono solo 61.885. In pratica lo 0,16% dei 40 milioni di connazionali che dovrebbero a vaccinarsi entro il 2021. Dato modesto, a una prima lettura, ma in qualche modo preventivabile considerato che l’immunizzazione avviene con la somministrazione di due dosi a tre settimane di distanza l’una dall’altra, e che la campagna è effettivamente partita ai primi di gennaio. Preoccupa infinitamente di più l’alea che ora circonda i flussi distributivi, perché, in assenza di scadenze condivise, la macchina delle Regioni minaccia di incepparsi, nella difficoltà doppia di garantire le seconde dosi (con adeguate scorte), senza interrompere la somministrazione delle prime.

Insomma, tensioni reali che potrebbero acuire la tentazione dello scaricabarile tra centro e periferia. Vedi caso siringhe di precisione necessarie a estrarre sei dosi di vaccino (e non cinque) da ogni fiala Pfizer-BioNTech come da protocollo Aifa. Alcuni centri vaccinali di diverse regioni avvertono che il problema – al momento – non sta nel numero di dosi, ma di siringhe. "Falso", reagisce il commissario Arcuri: "In questa settimana si è distribuito un numero inferiore di siringhe per la banale ragione che Pfizer ci ha inviato un numero inferiore di fiale". Anche la Regione Emilia-Romagna lo ribadisce: "Non risulta alcuna segnalazione rispetto alla presunta carenza di siringhe". Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia prova a serrare i ranghi proponendo "un coordinamento permanente Stato-Regioni finché le aziende non daranno certezze". In ballo c’è la conferma dell’immunizzazione entro marzo di operatori sanitari e sociosanitari, ospiti e personale Rsa, over 80 e pazienti fragili, oncologici, cardiologici, ematologici. Quasi 7 milioni di italiani. Ma che il clima sia teso lo conferma la lite in videoconferenza scoppiata tra Arcuri e il governatore campano Vincenzo De Luca, per il piano di distribuzione: sperequato, secondo De Luca.

Cresce intanto il rischio varianti epidemiche: quella inglese su tutte. Secondo il direttore del ministero della Salute Gianni Rezza, l’Italia sta valutando un "innalzamento delle misure".