di Alessandro Farruggia E adesso Putin si gioca il tutto per tutto: provare a prendere il Donbass. Se dovesse riuscirci – possibilmente entro il 9 maggio, data della Festa della Vittoria contro i nazisti – dichiarerebbe vittoria e si siederebbe al tavolo delle trattative, altrimenti ogni opzione è sul tavolo. Uso di atomiche tattiche come ha ventilato il presidente ucraino Volodimir Zelensky ("il mondo deve essere pronto all’uso di armi nucleari da parte della Russia") e non ha escluso il capo della Cia Bill Burns. O guerra ad oltranza, come teme l’ex ambasciatore Stefanini. Un semplice ritiro nei confini della Federazione Russa non è contemplato da nessuno. Il 9 maggio la Federazione russa celebra la Giornata della Vittoria, in memoria della sconfitta della Germania nazista al termine della seconda guerra mondiale: "È una data – Stefano Stefanini, già ambasciatore italiano alla Nato, oggi senior advisor di Ispi – che nella narrazione non può passare sotto silenzio. O la Russia è in grado di celebrare un successo di quella che chiama ‘una operazione speciale’, o è costretta a spiegare che il conflitto in corso diventa una guerra, come fu quella patriottica del 1941-1945, sorvolando sul fatto che in quel caso fu la Russia ad essere aggredita, e non come adesso ad aggredire. Se la Russia non può celebrare questa ricorrenza con un qualche successo militare, allora Il 9 maggio potrebbe trasformarsi in una sorta di chiamata alle armi per una guerra ad oltranza". Adesso è in corso una opera di reintegro dei reparti, gravemente depauperati dalla perdita di materiali e di personale – dal 20 al 30% – e il cui morale è basso, ed ancora più grave è la mancanza di motivazioni. In corso anche l’afflusso di forze della riserva. "Lo scontro – osserva il generale Carlo Jean, oggi presidente del Centro ...
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