Mercoledì 24 Aprile 2024

Divisi sul nuovo decreto Altre armi all’Ucraina I dem hanno tre piani e rischiano la Caporetto

Il partito di Letta logorato dalle posizioni inconciliabili sulla guerra. Sullo sfondo il congresso: la sinistra fa muro contro Nardella e Bonaccini

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di Ettore Maria Colombo

"Morire, o no, per Kiev?". Se lo chiedono nel Pd, iecheggiando l’antico grido neutralista alle soglie della Seconda guerra mondiale ("Morire per Danzica?"). Una discussione difficile e complicata da una variabile: con l’invio di nuove armi all’Ucraina, le ragioni della pace e della guerra, non c’entra per nulla, ma c’entra col prossimo congresso.

A spanne, le posizioni sono tre: la sinistra dem – da Orlando a Provenzano, passando per Cuperlo e per il loro padre putativo, Bettini - vuole ripensare le forme di coinvolgimento italiane nella guerra. Un nuovo invio di armi (il sesto) è visto malissimo: vorrebbero una risoluzione che impegni il governo a cercare la pace a ogni costo. La seconda posizione è esplicitata dalla scelta dell’ex ministro alla Difesa, Lorenzo Guerini: non sabotare ma neppure aderire alla manifestazione pacifista romana, e appuntarsi la bandiera ucraina spuntata sul suo profilo WhatsApp. I riformisti dem (Base riformista, Giovani turchi, liberal) vogliono continuare a sostenere le ragioni di Kiev e l’invio di armi italiane perché, senza l’Ucraina, nessuna pace è possibile. La terza posizione è quella di Letta. Ondivaga e incerta, come da un po’ è Letta, soggetta a indecisioni o non scelte del momento. Certo, ambienti vicini a Guerini (in gara per essere il nuovo presidente del Copasir, insidiato, però, da Francesco Boccia, più vicino a Letta) sono sicuri che "il Pd confermerà la scelta a sostegno dell’Ucraina, invio di armi comprese".

La sinistra interna, invece, vuole discutere, trattare, mediare. Non con il governo Meloni, ma con Conte, 5Stelle e sinistra radicale per stabilire un fronte comune delle opposizioni. Ovviamente, escludendo il Terzo Polo e puntando a una risoluzione centrata sulla diplomazia e la pace, non certo sulla guerra e sulle armi. Il braccio di ferro interno ai dem è però complicato dal misterioso ginepraio che avvolge il (presunto) sesto invio di armi all’Ucraina. Il ministro alla Difesa, Crosetto (successore di Guerini, ottimi i rapporti tra i due, pessimi quelli tra Crosetto e Conte: si son dati, a vicenda, dei "bulli di periferia"), ci sta lavorando, ma l’invio di armi sarà secretato (lo visiona solo il Copasir) e non abbisogna di voto parlamentare, in quanto coperto dal decreto varato da Draghi. Solo che, politicamente - si ragiona nel Pd - il decreto e le risoluzioni parlamentari sull’Ucraina sono diventate, politicamente, vecchie in quanto varate nella passata legislatura. Ne servono di nuove, in quella appena iniziata, e arriveranno.

Lì si vedrà se la posizione ondeggiante del Pd virerà verso il pacifismo a 5Stelle o verso l’interventismo democratico caro al Terzo Polo. Infine, il congresso, che si terrà a metà marzo. La sinistra cerca un campione (Orlando?) perché i candidati che propongono Letta eo Franceschini (Nardella, Ascani o il ticket NardellaAscani) non soddisfano, e mira all’alleanza organica con i 5 Stelle.

I riformisti un candidato lo hanno, Bonaccini (forse in ticket con la Bonafé) e guardano al centro. E la guerra in Ucraina sarà un tema congressuale. Oggi alle 16 nella sede del Nazareno si terrà una importante segreteria per decidere appunto le modalità di svolgimento del congresso.