Giovedì 25 Aprile 2024

Diritto di volare "Barriere e regole folli Le compagnie ostacolano l’imbarco dei disabili"

La batteria della sedia a rotelle crea problemi, ma quella del tablet no. Il legale: "Non c’è cultura, non si capiscono i bisogni dei più fragili"

di Giambattista Anastasio

Solo giovedì Pierluigi Di Palma, presidente dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (Enac), ha sollecitato i direttori degli aeroporti a emanare ordinanze che tutelino il diritto delle persone con disabilità a viaggiare in aereo. L’ha fatto dopo che allo scalo bergamasco di Orio Al Serio una passeggera in sedia a rotelle è stata lasciata a terra. Ora saranno le verifiche dell’Enac a far luce sulle responsabilità dell’accaduto. Ma non si tratta di un caso raro: ci sono avvocati che negli anni si sono specializzati in cause che oppongono compagnie aeree e (aspiranti) passeggeri con disabilità. Tra questi Edno Gargano, che riassume le barriere nelle quali si imbatte chi ha una mobilità ridotta.

La prima è l’imbarco della sedia a rotelle. Ancora oggi è equiparata ad un qualsiasi bagaglio e, in quanto tale, deve essere caricata in stiva. Se arriva a destinazione danneggiata, come capita, vale la Convenzione di Montreal: il risarcimento massimo per il passeggero è di 1.300 euro. Peccato che non tutti possono fare a meno della carrozzina e che le carrozzine non siano tutte uguali, anzi. In molti casi la seduta è personalizzata in modo che la persona possa assumere la postura migliore in base alla disabilità con la quale convive. E personalizzare una sedia a rotelle non è affare da poco: occorrono anche 30mila euro, a seconda della disabilità. Ecco, allora, che l’obbligo di metterle in stiva diventa una barriera. E che un risarcimento di 1.300 euro non possa essere accettabile. Per aggirare questo problema, bisogna assicurare a parte la sedia a rotelle. Una spesa che non tutti possono sostenere.

Non è finita, però. Se la carrozzina è elettrica, altro fatto non raro, c’è una barriera in più, quella nella quale lunedì si è imbattuta la passeggera in partenza da Orio Al Serio: la batteria. La regola è chiara: basta la certificazione Iata (l’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo), che definisce i parametri che la rendono idonea, a partire dal voltaggio. Il rischio da evitare è che una batteria non originale o dalla potenza eccessiva si surriscaldi fino a prender fuoco a bordo.

"Ma i parametri Iata sono chiari – spiega Gargano – il problema è che ogni compagnia poi ne aggiunge altri che non sembrano avere ragion d’essere. Così si crea confusione e disagio". "La batteria di diverse carrozzine – aggiunge – non costituisce, potenzialmente, un fattore di rischio tanto maggiore delle batterie di tablet, pc portatili, smartphone o dei powerbank che si vendono ovunque, pure per strada, e sono spesso di dubbia provenienza. Ma in questi casi nessuno dice niente. Serve una direttiva esaustiva". Non solo: "Occorre capire che per una persona con disabilità, la carrozzina non è un oggetto ma un’estensione del corpo – scandisce Gargano –. Equivale ad un braccio o ad una gamba".

E il terzo problema è proprio culturale: "Molti operatori di terra non conoscono la disabilità – conclude – non sanno comprendere il problema che vien posto e accompagnare il passeggero alla soluzione". Basti pensare che sugli aerei spesso non vi sono posti o spazi riservati alle persone con disabilità, a differenza di quanto avviene su bus o treni di più recente concepimento. Ad agosto 2021 Enac ha multato alcune compagnie – con sanzioni tra i 10mila e i 50mila euro – perché facevano pagare ai genitori o accompagnatori di minori con disabilità un sovrapprezzo per aver scelto il posto accanto al loro caro. Pratica non consentita perché scegliere il posto, in questo caso, è una necessità.