Giovedì 25 Aprile 2024

Dietrofront del governo Bancomat, cade l’obbligo sotto i trenta euro I commercianti: era ora

Nella legge di bilancio la sospensione delle sanzioni introdotte da Draghi. Codacons: l’esecutivo con una mano dà alle famiglie e con l’altra toglie

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di Antonio Troise

Indietro tutta. Dopo dieci anni di fughe in avanti e altrettante precipitose retromarce, per i Pos si torna al punto di partenza. O quasi.

Con la manovra economica, infatti, è scattato anche la sospensione delle sanzioni (e delle procedure già avviate) previste dal governo Draghi per i commercianti e i professionisti che da giugno non accettano carte di credito o bancomat. Per la verità, la norma è un tantino più articolata.

Infatti, nel testo della legge di Bilancio è previsto che sono sospesi i procedimenti e i termini per l’adozione delle multe fino a quando il ministero delle Imprese e del Made in Italy non adotterà un decreto legge per "garantire la proporzionalità delle sanzioni e assicurare l’economicità delle transazioni in rapporto ai costi delle stesse".

Tradotto in soldoni, significa che per le transazioni fino a 30 euro non ci sarà più l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici. Il ragionamento alla base della decisione del governo Meloni è semplice: l’entità del guadagno sulle micro-vendite non consente di coprire i costi legati alla gestione dei pagamenti elettronici e dei relativi strumenti. Nonostante il fatto che proprio nel decreto aiuti-quater, in esame al Senato, è previsto un nuovo credito di imposta per adeguare i ricevitori di cassa alla nuova lotteria degli scontrini che, dall’anno prossimo, diventerà istantanea.

Come a dire: da una parte si decide un bonus per dare una spinta alla moneta elettronica e dall’altra si esclude una grande platea di commercianti dall’obbligo del Pos.

Non è, per la verità, la prima volta che succede.

La storia dei Pos (dall’inglese Point of sale, "punto di vendita") è lunga e tortuosa. Ed è vecchia di almeno dieci anni, da quando cioè nel pieno del governo dell’austerity guidato da Monti, nel 2012, si decise di frenare l’uso del contante per combattere l’evasione introducendo l’obbligo del pagamenti elettronici con una piccolo codicillo: "A meno di un’oggettiva difficoltà tecnica".

Ma ovviamente, senza le sanzioni, la "rivoluzione cashless" rimase lettera morta. Fino al blitz di Draghi che decide di anticipare al giugno del 2022 le multe che, nel frattempo, erano già slittate a gennaio del 2023.

Unica deroga, quella destinata ai tabaccai limitatamente alla vendita delle sigarette o delle marche da bollo. La multa era anche piuttosto salata: 30 euro a cui andava aggiunto il 4% del valore della transazione per la quale era stato negato il pagamento elettronico. Ora toccherà al ministero delle Imprese, entro 6 mesi, approvare il nuovo regolamento.

Nel frattempo fioccano le polemiche. Sul piede di guerra soprattutto le associazioni dei consumatori. "Il governo con una mano dà alle famiglie e con l’altra toglie", tuona Carlo Rienzi, presidente del Codacons. Di tutt’altro avviso la Confesercenti: "La manovra va nella giusta direzione". Mentre per il deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, lo stop alle sanzioni sui micro-pagamenti "è solo una decisione di buon senso".