Mercoledì 24 Aprile 2024

Dieci appartamenti, i conti in banca L’ex vigilessa uccisa per il suo tesoro

Arrestate le due figlie e il fidanzato della maggiore. Il gip: narcotizzata in casa poi nascosta nel bosco "Il trio voleva gestire il vasto patrimonio immobiliare. Avevano già tentato di ammazzarla con una tisana"

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di Beatrice Raspa

Un fidanzato "manipolatore", che ha una relazione con entrambe le sorelle e che punta ai soldi di famiglia. Due ragazze che ordiscono un delitto da fiction poliziesca, si sbarazzano del cadavere della madre e tentano di depistare le indagini. Di questo è convinta la procura – anche se il procuratore Francesco Prete ha chiarito che si tratta di un’inchiesta indiziaria –, la cui ricostruzione è stata avallata dal gip, Alessandra Sabatucci. Che ha firmato le misure cautelari in carcere. Ieri alle 7,35 Silvia e Laura Zani, 27 e 19 anni, sono state prelevate in manette dalla loro abitazione di via Galvani 4 a Brescia. Impassibili. Stessa sorte è toccata a Mirto Milani, il 27enne fidanzato di Silvia, arrestato nella casa dei genitori di lui a Roncola, nella Bergamasca. A carico dei tre "gravi indizi di colpevolezza" per l’omicidio premeditato di Laura Ziliani, la 55enne ex vigilessa di Temù, compiuto – non si sa ancora come – tra le 22,37 del 7 maggio e la mattina dell’8, e per l’occultamento di cadavere. "Le sorelle, in parte manipolate da Milani, hanno preferito sopprimere la genitrice piuttosto che dissentire da lei".

Il giallo nasce alle 11,58 dell’8 maggio quando ai carabinieri della compagnia di Breno Silvia segnala il mancato rientro della madre da un’escursione nella frazione Villa Dalegno. I militari del comandante Filiberto Rosano hanno accertato che Ziliani, cospicuo patrimonio immobiliare in Valcamonica, una decina di case, la sera del 7 maggio dopo aver cenato nella sua casa di Brescia con la figlia Lucia, 25 anni, problemi di disabilità – mai indagata – aveva raggiunto le altre figlie a Temù, per la festa della mamma. Laura arriva alle 22,24, e alle 22,37 manda al compagno una foto con la torta. Ma dall’abitazione di via Ballardini, è certa l’accusa, non esce viva. Paola e Silvia, che avevano dormito con la madre e Mirto Milani, hanno riferito di aver visto per l’ultima volta Ziliani uscire tra le 7 e le 8. I racconti però non tornano. Il telefonino di Laura rende conto tramite la app Health che quel mattino aveva fatto solo 38 passi. Inoltre la geolocalizzazione di Google ha dato segnali fino alle 9,57 – quando lo smartphone avrebbe dovuto essere in una zona senza campo – poi alle 11,54, infine alle 13,49. Il 16 maggio una mail anonima segnala alla polizia locale l’avvistamento del "nostro vicino che ha preso sulle spalle la signora priva di sensi dalla macchina". A scrivere, una fonte pare pagata per tacere, mai identificata. Il 23 maggio è stata rinvenuta una scarpa nel letto del torrente Fiumeclo. È della madre, giurano le figlie, ma il ritrovamento è anomalo. Due giorni dopo, appare la scarpa sinistra nella boscaglia del fiume Oglio, in una zona che non c’entra con la presunta escursione. A farla ritrovare un cittadino che ha raccontato di aver notato una coppia di trentenni muoversi con fare circospetto. Sono Silvia e Mirto, attestano l’esame di tabulati telefonici e delle targhe delle auto. Il 10 giugno, è la volta del rinvenimento nel torrente Fiumeclo di un paio di jeans rivoltati. "Sono di nostra madre", assicurano le ragazze. Mai lei non andava mia in montagna in jeans. Ziliani aveva litigato con Mirto per le sue ingerenze, ha raccontato la madre Marisa: lui aveva criticato l’investimento dei 40mila euro avuti dalle ragazze in eredità dal padre e usati per ristrutturare via Ballardini. "Ho sempre avuto l’impressione che Mirto e le mie nipoti fossero troppo attaccati al denaro. Mirto peraltro attualmente gestisce con la madre gli averi della nostra famiglia". Il 22 luglio, dopo avere raccontato di avere venduto i telefonini usati mesi prima, gli indagati hanno consegnato resettati.

Una delle sorelle aveva confidato a un’amica di essere preoccupata perché il fidanzato aveva fatto ricerche online su "come uccidere". L’8 agosto dei ciclisti trovano il corpo in canotta e mutande. L’autopsia non rileva segni di morte violenta, né di malori. L’esito parziale della consulenza isola tracce di di Bromazepam, un ansiolitico. Non abbastanza per uccidere. Sequestrata una boccetta del farmaco, forse già usato sulla Ziliani ad aprile con una tisana.