Lunedì 29 Aprile 2024

Di Maio cerca l’ultima mediazione Ma tra Conte e Grillo niente tregua

Il ministro degli Esteri a colloquio con l’ex premier. Crimi dà l’ok per il voto sul direttorio (non su Rousseau)

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di Elena G. Polidori

Nuovo colpo di scena. Ieri sera Vito Crimi ha chiamato Beppe Grillo. Gli ha detto: "Ok, facciamo come dici tu, votiamo il direttivo come era stato stabilito dagli Stati generali. Ma non su Rousseau, su SkyVote". Il garante avrebbe dato il suo assenso, ma questo ha mandato su tutte le furie Giuseppe Conte che, già nelle prossime ore, potrebbe annunciare la sua discesa in campo. Con un nuovo partito. Forse. Perchè la diplomazia è comunque in campo e viaggia sotto traccia.

Per tutto il giorno i pontieri sono stati avvistati o alla porta della casa romana dell’ex premier (è il caso del ministro Luigi Di Maio) o in qualche ufficio dei gruppi parlamentari, a Montecitorio, a parlare al telefono con "l’elevato". Sono ore cruciali per il M5s: il botta e risposta dell’altro giorno tra Conte e il garante lascerà un segno indelebile nella storia dei 5 Stelle, ma si prova comunque a rimettere insieme i cocci, ben sapendo che si tratta di un tentativo davvero estremo.

A tessere la tela sono Luigi Di Maio, da una parte, e Roberto Fico, dall’altra. Il primo, si diceva, ieri mattina ha visto Conte a casa sua (un’ora di colloquio) per cercare un’ultima sponda di dialogo, per quanto complessa e difficile da centrare. Subito dopo, arrivato all’accademia dei Lincei per la chiusura dell’anno accademico, il responsabile della Farnesina si è fermato col presidente della Camera per un confronto durato diversi minuti. La via della sfiducia del garante, prevista dall’articolo 8 dello statuto, sembra difficilmente percorribile: ai più suona come un "parricidio insostenibile", un epilogo che lo stesso Conte non vorrebbe. Nelle stesse ore, si dice che il Garante sia furibondo con chi ha preso pubblicamente posizione contro di lui. Una sorta di "lesa maestà" manifestata attraverso invettive e minacce all’urlo di "buttateli tutti fuori, li voglio tutti fuori!!", in piena sindrome del re accerchiato dai congiurati. Situazione difficile da gestire e in continuo divenire.

Nelle ultime ore si registra anche, tra le fila delle truppe ‘contiane’, un certo raffreddamento circa l’ipotesi di confluire in un eventuale nuovo partito guidato dall’ex premier. Oltre a una questione di simbolo (ma si parla anche di un gruppo con LeU), c’è il problema degli eventuali finanziamenti: non sembra esserci la fila di mecenati per contribuire alla nascita del nuovo soggetto.

Senza contare che, per molti volti storici del M5s, a partire dalla vicepresidente del Senato, Paola Taverna, grillina della prima ora, lasciare il Movimento dopo una lunga militanza rappresenterebbe un passo forse troppo difficile e doloroso. "Emerge anche la consapevolezza – si spiega – che una larga fetta del consenso di cui oggi gode Conte è legato alla prospettiva di una sua leadership nel M5S. Ma fuori dal Movimento, Giuseppe, con un suo partito personale, otterrebbe lo stesso successo?". Ragioni che fanno riflettere: conviene davvero la scissione o è meglio trovare una sintesi?

Conte ha detto che sarebbe comunque "felice" di incontrare i parlamentari per illustrare il suo progetto (alla richiesta di "vedere le carte" del nuovo Statuto, avanzata a nome del gruppo parlamentare M5s alla Camera, Grillo non avrebbe opposto resistenza, ndr), ma c’è chi, tra i suoi, non nasconde il timore di un nuovo colpo di teatro da parte proprio dello stesso Grillo. L’ipotesi che il garante decida di mettere all’angolo l’ex premier convocando una votazione sul nuovo statuto – riveduto e corretto secondo le indicazioni del co-fondatore del M5s – è questione che sta agitando (e non poco) i senatori più vicini all’ex inquilino di Palazzo Chigi, mentre alla Camera il capogruppo, Davide Crippa, sta portando avanti la richiesta, emersa dall’assemblea, di incontrare Conte e Grillo, insieme, per un confronto. Un match da non perdere.