Sabato 14 Dicembre 2024
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

"Pamela come Desirée, massacrata da bestie". L'avvocato: mi aspetto punizione esemplare

Intervista a Marco Valerio Verni, zio della 18enne romana fatta a pezzi e ritrovata in due trolley abbandonati nelle campagne di Macerata. "Non possiamo coprire l'orrore con la droga"

Pamela Mastropietro

Pamela Mastropietro

Roma, 28 ottobre 2018 - “Non si indietreggia di un passo. Non si molla di un centimetro. Vi stiamo addosso”, ha scritto una settimana fa su Facebook, dopo aver ricevuto la notifica con la data dell’udienza preliminare, fissata per il 26 novembre a Macerata. Il nigeriano Innocent Oseghale come unico accusato di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere, violenza sessuale. “Vi stiamo addosso”, ha scritto Marco Valerio Verni, avvocato e zio di Pamela Mastropietro, stuprata e fatta a pezzi, ritrovata il 31 gennaio in due trolley nelle campagne di Macerata. “Un orrore così in Italia non si era mai visto”. E ha usato il plurale, “perché Oseghale non può aver fatto tutto da solo, lo abbiamo sempre sostenuto e lo ripetiamo". Sono giorni strazianti, il martirio di Desirée Mariottini amplifica di nuovo il dolore, anche se poi il dolore non ha mai dato tregua.

Avvocato, l’Italia ha rivissuto l’orrore di Pamela con Desirée. E si è divisa tra chi dice: "Quelle ragazzine erano drogate" e chi reagisce, "non c’entra niente, quelli che le hanno martirizzate sono bestie". "Che siano bestie è un dato oggettivo, a prescindere da tutto il resto. Chi rimane cieco di fronte a questo è un criminale". 

La droga non è al centro di queste storie? "Non conosco la vicenda di Desirée ma niente giustifica la fine che hanno fatto lei e Pamela. Mia nipote ha avuto problemi di tossicodipendenza, volontariamente aveva deciso di andare in comunità, voleva risollevarsi".

Poi è scappata. "Le persone serie si dovrebbero interrogare sul perché si sia allontanata da quella struttura. Se parliamo di tossicodipendenza, dobbiamo preoccuparci anche di questo. Come operano, chi le monitora, quali risultati raggiungono, visto che prendono cospicue sovvenzioni pubbliche".

Il nigeriano si difende: l’ha uccisa un’overdose. "L’overdose è esclusa categoricamente da una consulenza medico legale della Procura, che invece attribuisce la morte di Pamela a due coltellate inferte da Oseghale. Che poi qualcun altro voglia distogliere l’attenzione puntando tutto sulla droga...".

Come aveva iniziato? "La gente magari se l’immagina come quella con la siringa piantata nel braccio ma non è così. Mia nipote faceva uso di cannabinoidi, nell’ultimo anno fumava eroina. L’ha tirata dentro un ragazzo più grande che lei cercava di salvare. I genitori lo hanno denunciato per aiutarla. Ma tutto questo viene taciuto. Troppo comodo farla passare male".

Si offende se sente parlare di famiglie assenti? "Sì, certo. Le dinamiche familiari sono fatti privati. L’opinione pubblica si deve preoccupare piuttosto delle comunità, quelle a cui tutti noi affidiamo i nostri cari, quelle che prendono i nostri soldi. E dell’immigrazione. Bisogna chiedersi: le istituzioni preposte a monitorare funzionano? Perché Oseghale stava in Italia senza averne più titolo?".

La facile obiezione: anche gli italiani sono criminali. "Proprio per questo non ha senso aggiungerne altri. Penso a tutte le ragazze che finiscono ogni giorno sulle cronache, assaltate sessualmente da queste bestie... Seguo la provocazione: Desirée e Pamela erano drogate? Abbiamo una generazione fragile? Proprio per questo, dobbiamo pensare a loro e non farci carico di chi non dovrebbe nemmeno trovarsi qui".

Sta dicendo che nessuno si deve permettere di giudicare? "Non solo, rispondo alla domanda. E dico che la famiglia è stata presente, ha fatto tutto quello che poteva per cercare di aiutare Pamela. Se uno si rivolge a una struttura pubblica è perché riconosce i propri limiti. Mia nipote aveva un amministratore di sostegno chiesto dai genitori stessi. Più di questo, una famiglia che cosa dovrebbe fare?".

Restano tanti misteri sulla morte di Pamela.  All’inizio si era parlato di riti, poi la procura ha smentito. "Quella pista  è stata abbandonata troppo presto. Credo sia la prima volta che in Italia si verifica  un orrore del genere".

Come si sta preparando all’udienza preliminare? "Studieremo le carte ma resta il rammarico, non avremo tempo di vederle bene, di fare indagini investigative nostre. Un confronto di dna, persone che vogliamo ascoltare... Confidiamo di poter arrivare a individuare i probabili complici in un secondo momento".

Per gli altri due stranieri le accuse sono cadute. "Vero. Ma sul telefono di uno c'erano fotografie di persone di colore torturate, immagini che risultano scattate da quell’apparecchio. E ripenso alla prima interprete nigeriana che si è resa irreperibile, per la procura è stato anche difficile trovare un sostituto. Erano tutti spaventati. Altro elemento: le intercettazioni dei due che si vantavano quasi di aver fatto cose anche peggiori. Allora mi sarei aspettato che si aprisse un’indagine per capire chi fossero questi, al di là della nostra vicenda".

Lei è un rappresentante della Lega. «Faccio politica dal 2013, ho le mie idee ma so distinguere i piani, quello professionale da avvocato resta fuori. E non si tiri fuori il razzismo, non c’entra niente. Mia sorella Alessandra l’ha sempre detto. Nel caso di Pamela, l’unico che ha fatto davvero il suo dovere è stato un cittadino italiano di origine straniera che ha dato particolari di estremo interesse ai carabinieri, facendo risparmiare un sacco di tempo alle indagini. Ha avuto coraggio, in una città piccola. Questa è l’integrazione che ci piace. Quella persona lavora, paga le tasse, parla italiano. Se penso che Oseghale, che dice di stare qui dal 2014, si esprime a gesti...".

Si aspetta una punizione esemplare per chi ha fatto scempio del corpo di una ragazzina 18enne? "Credo che tutta l’Italia civile se l’aspetti. Questa non è una battaglia per Pamela. È una battaglia per la civiltà contro la barbarie. Abbiamo visto che non hanno esitato a infliggere una condanna esemplare a Traini. Attendo che con la stessa fermezza, durezza e severità, applichino la legge anche per Pamela e per Desirée".