Giovedì 25 Aprile 2024

Crisanti boccia il vaccino, virologi furiosi Il governo si divide sul siero obbligatorio

I dubbi del guru del ‘modello Veneto’: "È arrivato troppo presto, adesso non lo farei". La replica di Locatelli: "Parole sconcertanti"

Migration

di Veronica Passeri

Andrea Crisanti a gennaio non lo farebbe, Franco Locatelli "sì, senza alcuna esitazione", Pierluigi Lopalco non ha dubbi e ricorda di essersi anche offerto per la sperimentazione. Il vaccino anti-Covid, che, ripete il presidente del Consiglio superiore di sanità Locatelli, "è l’unico modo, a parte il lockdown, per liberarsi del Sars-Cov2 creando immunità di gregge", spacca, tanto per cambiare, il mondo degli esperti. Che si dicono tutti pronti a farsi il primo vaccino che uscirà, forse tra poche settimane, ad eccezione di Crisanti che tira il freno a mano scatenando – mentre si discute piano di approvvigionamento e modalità di somministrazione (obbligatorio o no?) del vaccino – un nuovo vespaio di polemiche.

"Normalmente – ricorda Crisanti – ci vogliono dai 5 agli 8 anni per produrre un vaccino. Per questo, senza dati a disposizione non farei il primo vaccino che dovesse arrivare a gennaio. Perché vorrei essere sicuro che questo sia stato opportunamente testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia. Ne ho diritto come cittadino e non sono disposto ad accettare scorciatoie". Parole che l’infettivologo Matteo Bassetti definisce "gravissime", invitando la comunità scientifica e lo stesso governo a prendere le distanze. Anche Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema, si confessa "esterrefatto" per una dichiarazione "intollerabile". Ma soprattutto è Locatelli a definire "sconcertanti" le dichiarazioni "attribuite a colleghi": lui si vaccinerebbe subito, farlo rappresenta "un dovere morale verso se stessi e verso gli altri" che deve "permeare a maggior ragione il personale professionale in prima linea".

Insomma in un paese come l’Italia dove non sono mancate perplessità e proteste – basta ricordare il vasto fronte No-vax – sui vaccini serve "sensibilità" e una parola per tutte: "Tutti i vaccini che saranno disponibili in Italia avranno caratteristiche assolutamente rispondenti alla tutela dell’individuo", precisa Locatelli. Anche i bambini, annuncia poi, andranno considerati nella strategia vaccinale ma non saranno tra i primi. In giornata Crisanti ha confermato la sua posizione dicendosi "stupefatto" dalle reazioni suscitate: "Nessuno si è indignato perché non si è fatto niente e si è arrivati impreparati alla seconda ondata" ha detto ribadendo che "è legittimo voler vedere i dati di efficacia e sicurezza. Questa è una demonizzazione che aiuta i no-vax".

Il primo vaccino che arriverà in Italia sarà realisticamente quello di Pfizer con 3,4 milioni di dosi che saranno disponibili – con una catena del freddo per la conservazione delle dosi tutta da organizzare – nella seconda metà di gennaio per vaccinare, con due successive iniezioni, 1,7 milioni di italiani. Il piano sul vaccino che sarà discusso in Parlamento dovrà affrontare il tema dell’obbligatorietà della somministrazione – il vice ministro Pierpaolo Sileri ha parlato, ad esempio, di una "obbligatorietà per fasce d’età" – mentre il commissario all’emergenza Domenico Arcuri ha annunciato che ci sarà comunque un "patentino" per capire chi e dove ha fatto la profilassi.

Un tema molto delicato quello della libertà di scelta sul vaccino che potrebbe creare fibrillazioni dentro la maggioranza come accaduto ad agosto quando il premier Giuseppe Conte si espresse a favore della non obbligatorietà ricevendo la netta contrarietà di Matteo Renzi che lanciò anche una raccolta di firme. Quello che è certo è che nell’accesso al vaccino saranno privilegiate due categorie di persone, quelle esposte di più al rischio di contrarre il Coronavirus (personale sanitario e forze dell’ordine) e quelle più fragili (anziani in primis).