Giovedì 25 Aprile 2024

Covid. "Paracetamolo e niente antibiotici". Ma i medici di famiglia bocciano il protocollo

Regole ferme a marzo, la commissione presieduta da Bassetti vara le nuove linee guida per chi non necessita di ricovero. Scoppia la polemica

Coronavirus, operatore sanitario controlla la temperatura (Ansa)

Coronavirus, operatore sanitario controlla la temperatura (Ansa)

C’è solo un modo per salvare gli ospedali dal default: curare a casa i pazienti positivi al Covid-19 ma che presentano sintomi lievi. Va in questo senso anche l’idea di potenziare in ogni provincia, fino a 110 strutture totali, i Covid hotel per chi ha difficoltà a restare in isolamento domiciliare nella propria abitazione, magari perché di dimensioni ridotte e condivisa con altre persone. Ma da mesi i medici di famiglia reclamano un protocollo unico sul territorio nazionale per fare chiarezza sui farmaci da somministrare e sulle procedure. E invece, finora, ne sono circolati diversi, differenti tra di loro non solo a livello regionale ma perfino provinciale. Ieri però è uscita (finalmente), la bozza di protocollo per le cure domiciliari che però è stata accolta non senza sconcerto dai medici di medicina generale che contestano di non essere stati interpellati e non condividono le indicazioni terapeutiche.

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Il protocollo è stato messo a punto dalla Commissione nazionale coordinata, su nomina di Agenas, dal direttore della clinica di Malattie Infettive del San Martino di Genova, Matteo Bassetti. Scelta che però è stata contestata, con una petizione su Change.org rivolta al ministro della Salute, da un gruppo di circa tremilasettecento medici che dichiarano di non sentirsi rappresentati da Bassetti e lo accusano di "dichiarazioni fuorvianti" sulla gravità della malattia. A tutti Bassetti risponde citando Socrate e ricordando che il mondo è pieno di "invidiosi livorosi".

Ma il protocollo unico arriva comunque tardi. Poche ore prima dell’uscita della bozza il segretario nazionale della Federazione dei medici di famiglia Silvestro Scotti non aveva usato giri di parole: "Noi medici di famiglia siamo fermi alle indicazioni che ci sono state fornite tra marzo e aprile. Trattiamo gli assistiti con paracetamolo, ibuprofene, vitamine in prima battuta. Se invece la febbre si protrae, anche antibiotici e cortisone. Se sopraggiunge la dispnea e la saturimetria scende troppo indichiamo l’ospedale".

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Nella bozza di protocollo intanto si spiega che nessun farmaco è previsto per i pazienti asintomatici mentre i sintomi febbrili vengono trattati con il paracetamolo. Gli antinfiammatori entrano in campo solo se il quadro clinico del paziente Covid inizia ad aggravarsi, il cortisone solo in emergenza per evitare di aggredire il sistema immunitario del malato. Nessun antireumatico, né antibiotici ma la somministrazione di eparina per le persone che hanno difficoltà a muoversi.

Nel dettaglio, spiega lo stesso Bassetti, con febbre non superiore a 38°C eo lieve sintomatologia respiratoria eo mialgie viene somministrata una terapia sintomatica a base di paracetamolo, ibuprofene o acido acetilsalicilico, la comune aspirina. Davanti, invece, a febbre persistente maggiore di 38.5°C per 96 ore con tosse e con dispnea da sforzo e con una saturazione dell’ossigeno a riposo in aria ambiente pari al 93% oppure al 90% in pazienti con patologie polmonari croniche si prevedono sempre paracetamolo, ibuprofene o acido acetilsalicilico ma in pazienti di età superiore ai 60 anni, con ridotta mobilità o in presenza di altri fattori di rischio si può impiegare l’eparina. Il trattamento con antibiotico è da valutare caso per caso in base all’impegno polmonare: "da non avviarsi – si osserva - all’esordio dei sintomi, ma in caso di sospetta sovrainfezione batterica". Il cortisone è indicato solamente dopo 5-7 giorni dall’esordio dei sintomi e da evitare in chi non presenta segni di compromissione respiratoria. "Inoltre – spiega Bassetti – i medici di medicina generale potranno usufruire di una consulenza infettivologica telematica e così potremo gestire insieme a casa i pazienti evitando, quando possibile, di essere ricoverati in ospedale. Un esempio di collaborazione tra ospedale e territorio. Uniti si vince".

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