Covid, oncologi ospedalieri: ridicolizzare i no vax è controproducente

Il Cipomo: "Troppi virologi alzano i toni, serve più umiltà". Potenziare le cure a domicilio, evitare che gli ospedali tornino in ginocchio

Roma, 11 gennaio 2022 - Covid, gli oncologi ospedalieri invitano gli scienziati all'umiltà. “Troppi virologi, terminologia introdotta per il grande pubblico, parlano della pandemia alzando i toni l’uno contro l’altro, spesso ridicolizzando chi la pensa diversamente. Non va bene. Abbiamo imparato anni fa, durante le manifestazioni a sostegno della ‘cura di Bella’ che ridicolizzare, parlare con arroganza, non paga, anzi spesso si ottiene l’effetto opposto. Sarebbe opportuno che si parlasse con più umiltà, avendo il coraggio di dire che molti aspetti ancora non si conoscono e qualche volta dire ‘non lo so’. Si deve cercare di unire le persone, infondere tolleranza, fiducia e rispetto, anche per chi la pensa diversamente”.

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Così il Cipomo, il Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri, in una lettera aperta sui gravi effetti della pandemia da Covid-19 sui pazienti oncologici.  “Dopo quasi due anni di pandemia si assiste nuovamente ad una fortissima riduzione di attività diagnostiche e interventi chirurgici per molti pazienti e anche per i malati oncologici. Sicuramente qualcosa non ha funzionato e sarebbe corretto ammetterlo”, osserva Luigi Cavanna, presidente del Cipomo, che firma la lettera.

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Ma chi sono quelli che la pensano diversamente? I no vax? "In generale chi sta dall'altra parte. I no vax ma non solo - chiarisce al telefono il professor Cavanna, primario di Oncologia a Piacenza -. Sui no vax, che sono un numero non molto grande ma comunque discreto, mi chiedo sempre: ma ho   usato tutti gli strumenti giusti per convincerli? Davvero ho usato tutti gli strumenti che dovrei usare? Ai tempi di Di Bella diversi medici salivano in cattedra e dall’alto dicevano le cose peggiori contro questa persona e le sue teorie. Ebbene, più questo accadeva e più la gente si convinceva del contrario". Per questo è necessario "convincere con le buone maniere usando gli strumenti della ragione e della conoscenza, avendo anche il coraggio di dire, cercheremo di capire meglio. La  gente sta perdendo fiducia nella scienza perché vede che troppe persone dicono una cosa e il suo opposto. E soprattutto non vanno bene i modi".

Secondo il primario, "la violenza inizia anche ascoltando i talk show, contano le parole ma anche l’atteggiamento. La tolleranza, il confronto, l'umiltà creano  un clima migliore. Mentre la contrapposizione crea un clima peggiore. Non ne abbiamo bisogno. Perché stiamo vivendo una calamità drammatica, non solo sanitaria ma anche sociale, economica, relazionale. Bisognerebbe ricordare che c'è sempre qualcuno che ne sa più di noi. L'ho sempre verificato, nei miei studi in giro per il mondo. Ho sempre visto che i più bravi sono anche i più umili".

Cavanna racconta di aver dedicato tempo "a convincere chi non voleva vaccinarsi, e ci sono riuscito in diversi casi.  Ho cercato di rispondere ai loro quesiti, non ho detto fai così perché lo dico io, se non lo fai sei un deficiente". Poi pensa al messaggio ricevuto da una insegnante. Dopo aver parlato con lui era decisa a fare il vaccino ma gli ha scritto per fargli sapere di aver rinunciato, alla fine. "Quando si è trovata lì - mi ha spiegato in un lungo messaggio - ha provato a dire, ho dei dubbi. Ma ha lamentato di essere stata trattata da paria, così è tornata a casa. Questo è un fallimento medico".

Le cure oncologiche

La lettera torna sui punti chiave che gli ospedali affrontano dall'inizio della pandemia. Con una premessa: “Ci sia permesso ricordare che in oncologia, attraverso la ricerca clinica ed organizzativa su di una malattia che fino a poco tempo fa non la si chiamava per nome, tumore o cancro, ma si preferiva chiamarla ‘brutto male’ - prosegue Cipomo - sono stati sviluppati molteplici processi innovativi. Si pensi agli screening, che sono essenzialmente oncologici, si pensi alle cure del fine vita quando la guarigione non è possibile: le cure palliative e gli hospices sono stati introdotti per i malati oncologici. Sono stati inoltre sviluppati anche i concetti della cura multiprofessionale, multidisciplinare, diventati poi modello di comportamento pratico anche per altre branche della medicina e chirurgia”.

Medicina territoriale

Avvertono gli oncologi: “Sosteniamo, inoltre, che venga finalmente potenziata la medicina territoriale (molto declamata negli ultimi mesi), che si sviluppino una volta per tutte le cure precoci domiciliari, in modo da lasciare liberi gli ospedali. In due anni di pandemia troppa poca ricerca è stata finalizzata alle cure precoci ed i drammatici risultati si stanno vedendo. Chi oggi, a gennaio 2022, ha bisogno dell’ospedale per patologie non Covid-19 rischia di non ricevere una cura adeguata, o comunque di gran lunga inferiore al gennaio 2020 (pre Covid)”. 

Covid e cure a domicilio

“Ora sono in commercio farmaci per bocca per le cure precoci a domicilio del Covid, si sviluppino quindi protocolli diagnostico/terapeutici su base scientifica per le cure domiciliari e si raccolgano i dati e si faccia ricerca - suggerisce Cipomo -. La cura precoce domiciliare deve prevedere un approccio multidisciplinare tra medici del territorio, medici specialisti ospedalieri, medici delle unità speciali di continuità assistenziale (Usca). L’obiettivo deve essere quello di ridurre i ricoveri e lasciare liberi gli ospedali per pazienti non Covid”.  Cipomo “cercherà in ogni modo di tutelare i tanti cittadini che si ammalano di tumore (oltre mille ogni giorno), al fine di evitare che di fronte all’ennesima variante di Covid gli ospedali tornino in ginocchio, le diagnosi vengano ritardate e gli interventi chirurgici non eseguiti. Le soluzioni ci sono e devono essere attuate - puntualizzano gli oncologi - i mezzi di comunicazione provino a considerare che esistono purtroppo tante altre categorie di malati oltre ai pazienti Covid e molte malattie come il cancro sono tempo dipendenti e mentre un’alta percentuale di malati Covid può essere curata in sede extra ospedaliera, questo non è possibile per chi deve essere operato per un carcinoma del colon, dello stomaco, del polmone, della mammella o di altro tumore’’.