"Con Internet salverò le camicie d’autore"

La sfida di Alessandro Giglio, il manager che vuole rilevare Brooks Brothers e rilanciarlo attraverso la sua piattaforma di e-commerce.

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di Carlo D’Elia

Il guru dell’e-commerce si prepara a salvare Brooks Brothers. Alessandro Giglio, 55 anni, fondatore di Giglio Group, la società nata nel 2003 leader nell’export digitale di prodotti made in Italy del fashion, è a capo della cordata italiana per acquisire il brand americano di abbigliamento che ha vestito, nel corso di oltre 200 anni di storia, uomini d’affari e presidenti degli Stati Uniti e che, a causa della crisi scatenata dalla pandemia, ha presentato istanza di fallimento. Uomo dalle mille sfaccettature, nato come organizzatore di spettacoli teatrali e televisivi, l’imprenditore genovese Giglio è stato il primo a credere nell’innovazione digitale creando un gruppo, dal 2015 quotato in Borsa, con 130 dipendenti, una sede a Milano e filiali a New York, Shanghai, Hong Kong, Roma, Lugano e Genova. Giglio è anche l’unico editore straniero autorizzato a trasmettere i propri format sul made in Italy nelle principali piattaforme tv e web in Cina per oltre 180 milioni di spettatori a settimana. Ora una nuova sfida. Nei prossimi giorni, con l’appoggio dello studio legale Dentons, presenterà un’offerta per acquisire il marchio icona delle camicie, di proprietà di Claudio Del Vecchio, figlio del patron di Luxottica Leonardo.

Giglio, come è nata questa operazione?

"Brooks Brothers è un marchio centenario e prestigioso che puntiamo a mantenere in mani italiane. Con le nostre competenze possiamo contribuire concretamente ad un rilancio globale del brand mettendo il nostro tanto amato e apprezzato made in Italy".

Qual è il vostro piano?

"Brooks Brothers rinascerà con l’e-commerce. Il mercato digitale aiuterà il gruppo a ripartire e di farlo prima degli altri. Grazie alle nostre capacità e al nostro know how nell’e-commerce e nel marketing digitale, possiamo contribuire concretamente ad un rilancio globale".

Su quali mercati punterete?

"Brooks Brothers è un marchio americano molto apprezzato in Cina, paese che consuma il 33% del lusso mondiale e dove il 60% degli acquisti è online. Servirà solo inventare, senza stravolgere, una nuova linea di prodotti oltre alle camicie".

Crede che potrebbe essere un passaggio storico per la consacrazione dell’e-commerce nel mondo?

"Assolutamente sì. Il futuro è l’e-commerce e la pandemia ha solo accelerato questo passaggio. Durante il lockdown le aziende d’abbigliamento hanno scoperto che i negozi fisici sono un costo che non possono più sostenere. Tutto si sposterà sempre più online e le poche attività che resteranno aperte serviranno solo come showroom. Siamo all’inizio di una rivoluzione copernicana".

Quello che è accaduto a Brooks Brothers potrebbe succedere anche ad altre aziende del settore?

"Di certo i dati non rassicurano: il settore del fashion ha registrato un calo del 70% delle vendite a livello globale. È chiaro che molte aziende italiane potrebbero non superare la crisi post-Covid. Tutte quelle realtà che producono per i grandi brand rischiano di perdere un anno di fatturato".