Mercoledì 24 Aprile 2024

"Chi lascia il proprio Paese non ha alternative"

I sopravvissuti ai pm: la nave si è spezzata, i trafficanti hanno gonfiato un gommone e sono fuggiti. Nella stiva oltre 150 persone, gli investigatori stanno dando la caccia a uno scafista dal passaporto turco

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di Nino Femiani

CROTONE

Un giocattolo della polizia su una piccola bara bianca, accanto alla sigla ‘KR46M0’. Al fianco di quella cassa piccina piccina, altre 64 bare allineate al Palamilone di Crotone, un cuoricino di fiori bianchi poggiato sopra. La camera ardente diventa un luogo spettrale, una caverna invasa da un dolore che nessuno riesce a esprimere se non attraverso le lacrime. Solo 23 vittime hanno un nome, 22 afgani e un siriano, il resto è una colla burocratica che aggrega i senzanome allo stesso destino di morte e oblio. Il bilancio delle vittime della strage di Cutro è destinato a salire, questo è certo. In quel barcone, che si è sfasciato su una secca, c’erano forse duecento passeggeri: 65 i morti, 80 i superstiti. E gli altri? Si prega affinché la contabilità dei dispersi sia sbagliata, si spera che il mare, finalmente quieto, della Calabria non restituisca altri cinquanta corpi. Non c’è, infatti, un numero attendibile delle persone a bordo di quella "barca anomala con il fondo piatto" partita 5 giorni fa dalla Turchia.

Secondo alcuni superstiti sarebbero stati 170-180. Per altri molti di più, almeno 200. Si avviano gli interrogatori dei tre scafisti, un turco e due pachistani (un quarto uomo viene ricercato), accusati di omicidio e disastro colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. "Un’ora prima dello schianto, il pachistano è sceso sottocoperta dicendoci di prendere i bagagli e prepararci a scendere visto che eravamo quasi arrivati. Poi, all’improvviso il motore ha iniziato a fare fumo, c’era tanto fumo e puzza di olio bruciato", racconta a verbale uno dei superstiti del naufragio. "La gente nella stiva iniziava a soffocare e a salire su – aggiunge il superstite ai magistrati –. Ho fatto in tempo ad afferrare mio nipote e a salire in coperta dopo di che la barca si è spezzata e l’acqua ha iniziato a entrare. Sotto c’erano circa 120 persone tra donne e bambini. Ho visto che gli scafisti hanno gonfiato un gommone e sono scappati".

Ai pm di Crotone tutti descrivono l’inferno di quel viaggio. "Quella stiva era tanto piena – c’erano almeno 150 migranti – che due scafisti ci facevano salire per respirare per poi farci scendere sotto", dice uno degli scampati. Il riconoscimento di due trafficanti sarebbe avvenuto grazie al riconoscimento fotografico al Cara di Isola Capo Rizzuto. Il terzo, il turco, è stato fermato dagli scampati sul bagnasciuga e quasi linciato: è stato salvato dai carabinieri.

Gli investigatori stanno cercando adesso un quarto uomo. Il suo passaporto turco è stato trovato a brandelli sulla battigia, ma dell’uomo non si hanno notizie e non è chiaro se sia riuscito a fuggire o se sia tra i dispersi. Secondo le testimonianze nei verbali, i due turchi conducevano l’imbarcazione, mentre i due pachistani erano addetti alla gestione dei migranti. Mentre va avanti l’inchiesta, non accenna a placarsi la polemica sui soccorsi. "Nelle tarde ore di sabato, un aereo di Frontex ha avvistato un’imbarcazione pesantemente sovraffollata che si dirigeva verso le coste italiane: come sempre, abbiamo immediatamente informato le autorità italiane dell’avvistamento", dice un portavoce di Frontex. Cosa è successo poi? Sono uscite in mare due motovedette della Guardia di Finanza, ma le condizioni avverse le hanno costrette a rientrare in porto. "Prima delle 4:30 non c’è stata alcuna segnalazione, noi avvertiti solo dopo il naufragio", precisano dal canto loro gli uomini della Guardia Costiera.