Mercoledì 24 Aprile 2024

Cattedre spartite e favori in ateneo. "Stai tranquillo, ti facciamo vincere"

L’inchiesta su presunti concorsi pilotati alla facoltà di Medicina a Firenze. Le intercettazioni choc. Gli indagati sono una quarantina. Secondo i pm il "sistema" coinvolgeva le università di varie città

Il pm fiorentino Luca Tescaroli

Il pm fiorentino Luca Tescaroli

Firenze, 15 marzo 2021 - Un sistema nel sistema: è quello dell’urologia, un mondo di rivalità e spartizioni scoperchiato dalle intercettazioni dell’inchiesta che fa tremare la medicina di Careggi. A Firenze ci sono 39 indagati, tra cui il rettore dell’ateneo Luigi Dei, accusati di aver instradato i concorsi verso vincitori già scelti. Ma intercettando, anche con il trojan, le conversazioni dei prof, l’inchiesta ha varcato i confini della Toscana e ha scoperchiato un pentolone che non risparmia procedure bandite dalle Università di Ancona, Milano e Verona.

La cattedra nelle Marche. I finanzieri ascoltano la telefonata che, nel maggio del 2020, Andrea Giovagnoni, ordinario e membro del cda della Politecnica di Ancona, fa a Marco Carini, una figura centrale dell’inchiesta dei pm fiorentini Luca Tescaroli e Antonino Nastasi Marco. Giovagnoni chiede a Carini la disponibilità a presiedere la commissione di un concorso, che sarebbe cucito su Andrea Benedetto Galosi. Sempre al telefono, Carini e Galosi concorderanno altri due membri della commissione "affidabili": l’ordinario di Bologna Eugenio Brunocilla e quello di Perugia, Ettore Mearini.

Emblematica una telefonata tra Carini e Brunocilla: "Sono sincero – dice il prof. fiorentino – m’ha telefonato il direttore prima del dipartimento, poi mi ha chiamato Galosi e dice guardi professore, ehm, mi scelga persone... e che poi non mi vengano a chiedere favori ok?".

Per “ringraziare” Carini, però, Galosi dovrà intercedere con due membri marchigiani della commissione di un concorso da dirigente di urologia a Grosseto, affinché la procedura vada nella direzione predeterminata. Carini si sarebbe poi dato da fare affinché l’Università di Milano bandisse due cattedre del settore urologia. Lo rivela parlando ancora con Brunocilla (30 luglio 2020), elencandogli tutte le posizioni aperte in vari atenei. "Quello che ci dobbiamo attivare, quello che però detto è che chiaramente se vince Carini a Milano, eh la carta di par.. di Carini non scompaia! Possa essere mantenuta anche quella carta, questo è il compito esatto, questa è la posizione". Parlando con un altro big dell’urologia, il prof. Giuseppe Martorana di Bologna (non indagato), Carini rivendica il suo operato: "Guarda quante cose ti ho sistemato, voglio dire, t’ho sistemato Siracusano a L’Aquila, fra due anni va via Vicentini, quindi se lui c’ha un comportamento corretto fanno una prima fascia... in quest’anno volevo sistemare Tor Vergata, volevo lavorare su Modena eh, ci lavoro assolutamente perché è una cosa che ci tengo. Poi nel 2021 devo concludere per mettere una prima fascia al Meyer, per Lorenzo Masieri".

Lo scambio su Milano. Carini sarebbe infine il tramite per uno "scambio di utilità" fra altri due indagati, l’urologo veneto Angelo Porreca e il prof. Francesco Montorsi di Milano. "Ci si vuole buttare dentro questa cosa – dice Porreca – vuole fare, insomma ha fatto capire che... quale è la sua idea... la sua idea è molto semplice, cioè semplice anche se secondo me ha delle criticità. Lui dice: si va là, si fa la commissione ovviamente, dopodiché si va da Montorsi gli si dice metti sul piatto un’alternativa a Pavia, subito, immediata e noi facciamo finta di farti... e ti facciamo vincere, non ti facciamo perdere, cioè ti diamo l’onore e le armi! In contemporanea e con la stessa commissione. Se non la riesci a mettere sul piatto hai perso per sempre. Cioè questo dice lui. Perché lui dice ‘il tuo ingresso deve essere un ingresso che per i prossimi anni mette concordia e non discordia, tu te lo meriti’".

Montorsi non avrebbe inizialmente mantenuto la promessa di non far partecipare i suoi candidati. "Una minaccia fatta con una pistola scarica – dice Carini al collega Giampaolo Bianchi di Modena – fare le minacce con le pistole scariche poi rischi che magari quell’altro, non sapendo che è scarica, ti spara".