di Antonio Troise Tutti contenti. O quasi. Da una parte Lega e Forza Italia che cantano vittoria perché avrebbero evitato l’ennesimo salasso sulla casa. Dall’altra, il segretario del Pd, Enrico Letta e i Cinquestelle, che accusano il centrodestra di demagogia e di aver messo in scena solo "un colpo di teatro". Ma a parte le schermaglie politiche, la riforma così come uscita piace ai proprietari. Pericolo scampato, dice il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. Per il Carroccio il "Centrodestra di governo ha continuato la battaglia a tutela della casa e contro le tasse e il governo è stato costretto a fare marcia indietro e a cambiare il testo che era già stato votato". E il numero 2 degli azzurri Tajani: "Abbiamo festeggiato con tutti gli italiani, grazie a noi non ci sarà un euro in più di tasse con la riforma del catasto". Dall’altra parte, se il Pd polemizza ("quello di Salvini è teatrino, propaganda e un po’ di scena"), i Cinquestelle alzano la voce: "Irrispettosa questa modalità di lavoro, non si deve consolidare la prassi per cui sui temi divisivi qualsiasi forza politica possa sentirsi legittimata a costruire un tavolo in maniera esclusiva con Palazzo Chigi, a discapito delle altre". Insomma, l’accordo sul catasto non sarà affatto indolore. È vero che la riforma marcerà a regime nel 2026, chissà con quale governo. Ma con le nuove norme non mancheranno le sorprese. E, allora, in attesa dei decreti delegati, ecco chi perde e chi vince con la riforma. STOP AI VALORI PATRIMONIALI La principale novità è che sparisce dall’articolo 6 sul catasto qualsiasi riferimento ai valori patrimoniali (quelli, per intenderci, che si usano per le compravendite). L’attuale discrasia fra prezzi di mercato e rendita catastale finisce per premiare soprattutto le case nelle zone centrali delle città rispetto alle periferie, con immobili ...
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