Giovedì 25 Aprile 2024

"Campo largo Pd-M5s? Diciamo campo minato"

Claudio Velardi, esperto di comunicazione: "I democratici vogliono cooptare i grillini, farne un solo boccone e spegnerli"

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di Nino Femiani

"Il campo largo? Una chiacchiera, un obiettivo tattico rivestito di paroloni". Claudio Velardi, esperto di comunicazione, presidente della Fondazione Ottimisti & Razionali oltre ad aver collaborato a lungo con Massimo D’Alema da capo ufficio stampa e da consigliere politico durante l’esperienza di governo a Palazzo Chigi, non è indulgente con quella che viene indicata come la prospettiva politica per Pd e M5s. Più che un campo largo sembra essere un campo minato, viste le polemiche di questi giorni. "L’idea del campo largo – che non è di Letta, ma di Zingaretti e Bettini – ha sempre avuto un contenuto paradossale, basato su una evidente doppiezza".

Quale?

"In pubblico il Pd dice che bisogna fare un’alleanza perché Giuseppe Conte era un grande leader. In privato il Pd sogna di cooptare il M5S, di farne un solo boccone, di spegnerlo. E non c’è voluto molto perché i Cinquestelle si sono mossi in maniera talmente piatta e banale che sono arrivati al suicidio da soli, senza neppure l’assistenza del Pd".

Non è troppo severo con i Cinquestelle e con il suo leader?

"Conte gode di una leadership e di un consenso totalmente virtuale ma che ancora persiste. È il ricordo del consenso che si era guadagnato durante le dirette Facebook all’epoca del Conte 1 e 2".

Le dirette del Dpcm…

"Tanti italiani pendevano dalle labbra di quest’uomo. Con la fine delle dirette le cose sono profondamente cambiate perché il Conte-politico ha inanellato un errore dopo l’altro arrivando continuamente allo scontro con il Pd".

Si riferisce alla candidatura della Belloni al Quirinale?

"Il Quirinale è stato il momento cruciale, ma già con l’arrivo di Draghi, Conte non ha più svolto un ruolo politico significativo. Dal momento in cui è stato disarcionato dal governo, attraverso una manovra in cui Renzi ha avuto un ruolo importante, si è trovato privo della leva di Palazzo Chigi. Ha dovuto fare politica e non ne ha azzeccata una. D’altra parte, se vuoi fare il M5s delle origini non è meglio il rivoluzionario Di Battista che l’avvocato con la pochette?".

Quindi lei pensa che l’idea del campo largo del Pd sia solo una manovra per sfruttare la debolezza del M5S.

"È solo una manovra per fregare i Cinquestelle, o quello che ne rimane, soprattutto su scala locale".

Un campo largo su cui non mi pare che Letta si sia speso molto. Mi sbaglio?

"La condizione del Pd è quella descritta da Guzzanti quando faceva Prodi: io sto fermo".

Si finge morto per valorizzare la sua presenza?

"Esattamente. Il Pd è il punto centrale del sistema, un partito di gestione del potere nazionale e locale, snodo inderogabile della burocrazia. Raccoglie le aspirazioni non di chi aspira al cambiamento, ma alla tranquillità e alla gestione accorta. Penso al ruolo avuto da Guerini sul 2%. Questo è il motivo per cui il Pd resta intorno al 20-22%. Non sfonda, ma neppure sale sulle montagne russe come il M5s o la Lega. Letta è uno che conosce la politica da bambino, non è un genio ma è difficile che commetta errori. La verità sa qual è? La politica è una professione seria, va appresa. Berlusconi ci ha messo vent’anni per capirlo e il Cavaliere è cento anni luce avanti rispetto a Conte".

Riarmo, Def, amministrative: le liti sono destinate a investire il governo?

"Se dipendesse da Conte saremmo già alle elezioni, tirerebbe giù il governo oggi stesso. Ma i suoi parlamentari neppure ci pensano alla crisi".

Pd e M5s continueranno sotto lo stresso tetto?

"Lo sbocco intelligente potrebbe essere una legge proporzionale. Ognuno si conta. Letta ci starebbe? Penso che anche lui stia guardando a questa strategia elettorale perché capisce che l’alleanza con i Cinquestelle è un viaggio pieno di rischi".