
Nicolò Fagioli, 24 anni, è cresciuto nella Juventus e ora veste la maglia della Fiorentina
Intercettazioni, racconti del passato, immagini che tornano come incubi che Nicolò Fagioli era convinto di aver cancellato e gettato via. Lui, che ora vuole solo e soltanto pensare a giocare, a sognare, a spingere la Fiorentina e riprendersi la maglia azzurra, da sabato scorso (complice l’inchiesta penale contro gioco e scommesse clandestine) è stato tirato per la maglia e rimesso al centro di quella scena che non doveva riguardarlo più. Così, ieri, Fagioli ha deciso di dire la sua, di riportare discorsi, commenti e giudizi (nei suoi confronti) nella direzione che ritiene giusta. E a suo modo inattaccabile.
"Ho pagato il mio debito con la giustizia – scrive in una lettera rilanciata su Instagram –. Con una condanna e una sacrosanta squalifica, con umiliazioni continue e giustificate, con la vergogna provata e con il rischio di non rialzarmi più. Ho raccontato della mia patologia, seria, nelle scuole, ai miei familiari, agli amici e alla stampa...". Fagioli, domenica pomeriggio, era in campo. Con la maglia della Fiorentina. Della ’sua’ Fiorentina, ovvero la squadra che dopo le ombre della Juventus ha deciso di riaccendere su di lui i riflettori dello sport, del pallone. Era in campo, Fagioli, ma chissà con quali pensieri dopo che quel mondo del passato aveva ripreso a girargli attorno.
"Ormai non è certo una novità – continua il suo messaggio-sfogo via social –. Senza alcun vittimismo, ho passato un periodo buio, ho sofferto di una brutta patologia e questa non è assolutamente una giustificazione. Ma vedere ora tutto questo accanimento mediatico mi sta facendo rivivere quei fantasmi. No, stavolta tutto questo non è giusto". "Ho sbagliato – la precisazione che Fagioli sembra voler scandire per accentuarne la forza –, ho pagato, senza aver fatto male a nessuno se non a me stesso e alle persone accanto a me. E come ogni persona che sbaglia e paga, ho tutto il diritto di rialzarmi".
Ed eccolo il futuro che Fagioli vuole vedersi e ha deciso di mettersi davanti. Quel futuro si chiama "diritto di rialzarmi", ovvero il percorso che il giocatore ha intrapreso dopo gli anni bui dello scandalo scommesse e che oggi sembra volerlo trascinare di nuovo in un gorgo di paure, timori, sensazioni di impotenza.
"Tutti, anche chi scrive oggi – Fagioli ribdadisce nella sua lettera-sfogo –, possono cadere e commettere errori. L’importante è saperlo riconoscere e credo che la forza di un uomo stia nel sapersi rialzare. Avevo 19 anni all’epoca dei fatti e la ludopatia aveva preso il sopravvento su di me. Me ne sono pentito, ma la vita mi ha dato una seconda opportunità e la vorrei cogliere, avendo già scontato tutto ciò che dovevo scontare".
Stop. Punto. Basta. È già (di nuovo) l’ora di ricominciare a giocare. Di guardare al futuro di provare a risentirsi un campione, ma anche – e soprattutto – un bravo ragazzo. Fagioli passa a chiude: "Ringrazio la Fiorentina, la Juventus, gli amici e la mia famiglia, che non hanno mai smesso di supportarmi e aiutarmi in un momento difficile. Anche se li ho sicuramente delusi".