Venerdì 26 Aprile 2024

Caccia al criminale potenziale, un software spaventa gli Usa

Utilizzato dalla polizia di Los Angeles

Tom Cruise nel film 'Minority Report'

Tom Cruise nel film 'Minority Report'

Arrestare i colpevoli ancora prima che commettano i reati. Il futuro da incubo di Minority Report – il film con Tom Cruise tratto (molto liberamente) da un racconto di Philip K. Dick – per qualche anno è stato quasi una realtà a Los Angeles. La polizia della città degli angeli, a partire dal 2019, ha infatti collaborato con Voyager Labs, società leader nello sfruttare l’intelligenza artificiale per contrastare il crimine, al fine di creare falsi profili sui social network e identificare persone che avrebbero potuto commettere crimini in un non ben precisato futuro.

Quello creato da Voyager Labs non è l’unico software che è stato utilizzato dalle forze dell’ordine di Los Angeles. Gli agenti, infatti, fino al 2019 hanno utilizzato Palantir – un applicativo segreto fino a pochi anni fa – per schedare persone e quartieri. E fino al 2020 era sulla cresta dell’onda anche PredPol, un vero e proprio sistema informatico predittivo delle zone più probabili in cui si sarebbero potuti verificare dei reati. Per la polizia di Los Angeles si può parlare di una vera e propria ossessione. Peccato solo che questi software, in realtà, accentuino i pregiudizi e i comportamenti vessatori contro le minoranze: le statistiche, figlie di decenni di perquisizioni arbitrarie, suggerivano di continuare a scandagliare nei quartieri a più alta concentrazione di afroamericani. Quando questi contratti sono stati resi noti e si è scoperto come funzionavano i software, il vaso di Pandora si è aperto e le forze dell’ordine, finite nella bufera, hanno preferito stracciare gli accordi con le società informatiche.

Di tutti questi programmi, quello creato da Voyager Labs è il più distopico. L’azienda prometteva di poter usare l’intelligenza artificiale per raccogliere dati sui sospettati e mettere sotto sorveglianza la loro intera rete di amici e conoscenti. Uno scenario agghiacciante. "Il raggiungimento di una società perfetta priva di crimine in realtà ci porta a osservare il ribaltamento di un principio costituzionale e democratico fondamentale. Una persona per essere condannata – fa notare Gabriele Cruciata su Wired – deve aver commesso un reato, non basta l’intenzione. Serve una certezza ragionevole, non basta la probabilità. Se bastassero l’intenzione e la probabilità, più o meno ognuno di noi sarebbe finito in galera almeno una volta. E le carceri sarebbero piene di potenziali criminali, che criminali non sono".