Braccianti morti a Foggia, tre indagati per inchiesta caporalato

La procura di Larino, Campobasso, ha iscritto sul registro i nomi di tre imprenditori agricoli che reclutavano operai e li portavano nei campi di pomodoro. Controlli su scala nazionale

L'incidente a Lesina (Foggia) che ha provocato la morte di 12 braccianti (Ansa)

L'incidente a Lesina (Foggia) che ha provocato la morte di 12 braccianti (Ansa)

Campobasso,13 agosto 2018 - La Procura della Repubblica di Larino (Campobasso) ha iscritto i nomi di tre operatori agricoli nell’ambito dell’inchiesta sul caporalato. Le indagini sono scattate all’indomani dell'incidente che ha causato la morte di 12 immigrati africani, a Lesina (Foggia). Le vittime erano stipate come sardine all'interno di un furgone che faceva la spola tra gli alloggi e i campi per la raccolta del pomodoro. Sul caporalato è in atto un giro di vite, non solo in Molise dove la tragedia della povertà ha destato grande scalpore, ma in tutte le province dove vengono impiegate maestranze in condizioni anomale, spesso gli operai sono sottopagati, senza contributi e senza copertura assicurativa.

SFRUTTAMENTO E IRREGOLARITÀ

L’indagine, coordinata dal Procuratore capo di Larino, vede coinvolti tre addetti che si adoperavano per arruolare e organizzare i gruppi di braccianti da avviare al lavoro nei campi. L’ipotesi di reato: sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita, secondo l’ art. 603 bis del Codice penale. Sul fenomeno del caporalato le forze dell’ordine sono state sensibilizzate dalla stessa Procura e invitate a intensificare i controlli per monitorare e reprimere le irregolarità. “Quello del caporalato è un fenomeno estremamente grave, non si può speculare su persone che vivono sul nostro territorio in condizione di estremo bisogno – ha dichiarato il magistrato che ha aperto l’indagine – ci avvarremo di tutti gli strumenti che la legge ci mette a disposizione per contrastare questa attività illecita“.

DUE PROCURE IN PRIMA LINEA

Per la precisione sono due le procure che indagano sulle presunte condizioni di sfruttamento dei braccianti africani morti una settimana fa. I magistrati di Foggia sono competenti perché in quel territorio si è verificato lo scontro frontale tra un camion e il furgone navetta adibito a trasporto persone, condotto da uno nordafricani che è andato a schiantarsi contro il mezzo pesante, nel tragitto tra il luogo di lavoro e il posto in cui i migranti erano alloggiati. I magistrati molisani procedono perché nel Basso Molise, a Campomarino, ha sede l’azienda agricola che aveva offerto una occupazione a buona parte delle vittime. I carabinieri del comando provinciale di Foggia hanno già acquisito i documenti dall’azienda, necessari a ricostruire le condizioni contrattuali di lavoro, orari e compensi, da intrecciare con le dichiarazioni rese nei giorni scorsi agli investigatori dai braccianti sopravvissuti all’incidente.

EFFETTO DOMINO

Nei prossimi giorni saranno individuate le altre aziende agricole su cui svolgere accertamenti, almeno una pugliese per la quale lavoravano alcuni braccianti del gruppo, e altre tre per le quali quegli stessi migranti avevano lavorato in passato. Un secondo livello dell’indagine riguarda, poi, il servizio di trasporto dei migranti sui campi. A gestirlo, a quanto emerge, erano connazionali dei braccianti, che venivano contattati dall’azienda agricola per trasferire gli operai dagli alloggi ai campi di pomodoro e viceversa. In entrambi gli ultimi incidenti mortali, quello del 4 e quello del 6 agosto, in cui sono morti quattro migranti e poi altri 12, a guidare i furgoncini erano africani, anche loro deceduti negli incidenti. Quello che le indagini delle Procure di Foggia e Larino dovranno accertare, oltre alle eventuali condizioni di sfruttamento, è il collegamento tra le aziende agricole e i cosiddetti caporali che si occupavano di reclutare manodopera. Ci sono poi le indagini sulle dinamiche dei due incidenti, per le quali i magistrati attendono nelle prossime settimane il deposito di consulenze tecniche. 

CONTROLLI SU SCALA NAZIONALE

Sul fenomeno caporalato la Guardia di Finanza è mobilitata in forze. Nel corso della stagione estiva, a oggi, sono stati effettuati 22mila controlli, una media di mezzo migliaio di ispezioni giornaliere. A livello nazionale sono stati individuati dalle Fiamme Gianne ben 2.080 lavoratori irregolari (senza contratto o pagati in nero), di questi 509 erano stranieri e 22 sono minori. I finanzieri hanno denunciato 51 persone nell'ipotesi di reati riconducibili al caporalato. Uno degli ultimi casi scoperti riguarda un’organizzazione di caporali che operava a Verona e che ha portato alla denuncia di cinque persone, mentre altre 42 risultano indagate: c’era chi gestiva le attività cooperative, reclutava i lavoratori e li sfruttava impiegandoli nei campi con orari massacranti e paghe da fame, c’era anche un esperto nella contraffazione di documenti sanitari con il compito di falsificare i certificati e c’erano i dipendenti dell’Inps che assegnavano agli stranieri punteggi di invalidità per riscuotere le pensioni e le indennità accessorie.