di Raffaele Marmo "Siamo agli inizi, per ora la guerra è per noi un fatto televisivo e mediatico e non ha prodotto i suoi effetti. Quando questo accadrà (e vedremo in che termini), le conseguenze, su occupazione e consumi, si vedranno, eccome". Giulio Sapelli, da storico di valore dell’economia, è uso a valutare quello che accade con gli occhi della prospettiva di medio termine più che con quelli dell’immediatezza degli eventi. E così non deve sorprendere più di tanto la "sfasatura" che registriamo tra la caduta della produzione industriale delle imprese a marzo che scende dell’1,5 per cento, con impatto a cascata sulla (non) crescita dell’economia nel primo trimestre, e la spesa per consumi delle famiglie (+5,1 per cento a febbraio, secondo l’Indicatore di Confcommercio) o la ripresa significativa delle prenotazioni alberghiere per Pasqua. Certamente è un dato non trascurabile che, dopo due anni da incubo, tornino le vacanze pasquali, anche se non si registrano i numeri del 2019: saranno circa 14 milioni, secondo un’indagine di Federalberghi, gli italiani che si metteranno in viaggio. E, non a caso, il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, avvisa: "A giudicare dalla massa critica di persone viene spontaneo pensare che sia la manifestazione chiara di una maggiore sicurezza e senso di libertà da parte dei nostri connazionali". Un ottimismo che, però, cede a una previsione non favorevole per il dopo: "Il conflitto tra Russia e Ucraina è una nube all’orizzonte". E, del resto, non ci vuole molto per ipotizzare che la nuova bufera derivante dal conflitto, che ha già investito le imprese, si trasferirà più o meno rapidamente anche sulle famiglie. E se queste ultime non hanno mollato subito la mano dai consumi, nonostante la prima ondata del caro-prezzi e del caro-energia, è solo perché, come osserva Sapelli, i rentier e i redditi alti ne risentono ...
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