Mercoledì 24 Aprile 2024

Batosta per Macron, i suoi sindaci fanno flop

Amministrative in Francia, astensione record: il 59% diserta le urne. A Parigi riconfermata la socialista Hidalgo. Cresce l’onda verde

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Un partito che avanza spinto come da una vague impressionante: i Verdi, che hanno conquistato città importanti come Lione, Strasburgo, perfino Bordeaux, l’ex feudo della destra di Juppé, forse anche Lilla. Un leader di governo che trionfa, in questo momento difficile per chi gestisce il potere: il primo ministro Edouard Philippe, esponente del centro-destra, è stato rieletto sindaco di Le Havre con il 59 per cento dei voti. Una figura storica del socialismo che vacilla: Martine Aubry, la figlia di Jacques Delors, ex segretaria del Partito socialista e più volte ministro, rischia di essere battuta a Lille dal candidato del partito ecologista Stephane Bly. Un’altra donna, un’altra socialista, la sindaca uscente di Parigi Anne Hidalgo, che con il 50,2 per cento delle preferenze ottiene una prevedibile riconferma alla Mairie contro due rivali piuttosto inconsistenti, la macronista Agnès Buzyn (13%) e la sarkozista Rachida Dati (37%).

Sono i primi dati significativi di queste elezioni municipali francesi interrotte dalla pandemia (il primo turno ebbe luogo più di tre mesi fa, il 15 marzo). Un appuntamento politico che ha portato in luce ieri, al secondo turno, l’irritazione e il distacco dalla politica di una larghissima parte dell’elettorato francese. L’assenteismo ha toccato il 60 per cento: una cifra mai vista, un risultato su cui hanno certamente pesato l’altissimo numero di decessi provocati dal Covid (30 mila), la gestione maldestra della crisi sanitaria da parte delle autorità e la pesante crisi economica che grava sul paese.

In generale le tendenze espresse da queste elezioni locali (che hanno tuttavia un valore nazionale considerando il contesto) mettono in rilievo un nuovo insuccesso per Emmanuel Macron e il suo partito, La République en Marche, che non solo non è riuscito a conquistare la poltrona di Parigi, ma ha perso quella della seconda grande città francese, Lione, conquistata dagli ecologisti EELV. A forza di definirsi "né di destra né di sinistra", Emmanuel Macron rischia di non essere più votato né dai primi né dai secondi... Anche la clamorosa rielezione di Edouard Philippe, applaudito da una folla entusiasta, rappresenta uno smacco per il presidente che da tempo ha rapporti piuttosto tesi con il capo del governo. Saldamente legato al centro-destra, Edouard Philippe non condivide la strategia di Macron, che confida nell’appoggio della gauche per ottenere nel 2022 un secondo mandato. Si parla di rimpasto imminente: Macron non vede l’ora di liberarsi di un uomo che gli fa ombra (Philippe ha un consenso popolare altissimo, il 60 per cento, praticamente il doppio di quello di Macron). A sua volta Eduard Philippe non vede l’ora di tornare a Le Havre, la città "in cui è impossibile non essere felici", ha detto, della quale è già stato sindaco dal 2010 al 2017.

Nelle ultime settimane è apparso stanchissimo; una vistosa macchia bianca che si allarga su una parte della barba denuncia una malattia da stress, un disagio crescente. Ma ieri sera, per la prima volta, sorrideva; come se finalmente si fosse liberato di un gran peso. Se davvero se ne andrà da Parigi, il fardello resterà tutto sulla schiena di Macron: il suo percorso – dopo mesi e mesi di gilets gialli, scioperi a ripetizione e gestione delle varie crisi – appare tutto in salita.