Venerdì 26 Aprile 2024

Assunzioni dirette per combattere la ‘supplentite’

Elena

Ugolini

Sono tanti i ministri dell’Istruzione che hanno cercato di curare la scuola italiana dalla “supplentite”. Anche quest’anno si prevedono circa 200.000 supplenti che verranno individuati attraverso un algoritmo che incrocerà le graduatorie provinciali (Gps), quelle a esaurimento (Gae) e le preferenze indicate entro il 14 agosto. È triste pensare che ogni anno scolastico inizi con questa procedura centralizzata che tiene i docenti in sospeso fino alla fine e non riesce a garantire continuità didattica e qualità agli studenti. Sarebbe meglio lasciare alle scuole la possibilità di nominare i propri supplenti individuandoli attraverso i docenti che hanno fatto domanda presso l’istituto. Non parlo di assunzione in ruolo, ma della possibilità di uscire, almeno per le supplenze, dal meccanismo infernale dei punteggi.

C’è però un altro punto da mettere a fuoco. Perché c’è questo bisogno patologico di supplenti ? La nostra Costituzione chiede che nella pubblica amministrazione le assunzioni vengano fatte attraverso concorsi, per questo la proposta di abolirli fatta in modo provocatorio dal presidente dell’associazione presidi Giannelli ha sollevato tante obiezioni. La realtà è che non siamo mai riusciti a garantirli con regolarità ed efficienza. L’ultimo è stato bandito 3 anni fa, ha coinvolto centinaia di migliaia di candidati, e non si è ancora concluso. È davanti agli occhi di tutti la lentezza e la farraginosità di procedure che in modo centralizzato pretendono di selezionare, abilitare e assumere. È tempo di distinguere tra il momento dell’abilitazione – un requisito che lo Stato deve provvedere a riconoscere a chi desidera insegnare ed ha avuto una formazione accademica e didattica adeguata – e l’assunzione vera e propria che per lo stato potrebbe essere fatta con un concorso a livello di scuola o di scuole. Un concorso effettivamente basato sulla tipologia e sul numero di cattedre di cui ciascuna di esse ha bisogno.