Angela Celentano: la venezuelana e le somiglianze. Ora il test del Dna, i genitori: è lei

La bambina sparì nel 1996 a Napoli, dal Sudamerica sono arrivati i campioni biologici della 31enne per le analisi

L'identikit di Angela Celentano

L'identikit di Angela Celentano

Sono arrivati i campioni biologici. Tra una settimana si saprà se quella modella venezuelana, che somiglia tanto ad Angela Celentano (almeno a quella raffigurata nell’identikit realizzato con la tecnica dell’ age progression) è davvero Angela Celentano, la bimba scomparsa sul Monte Faito nel 1996 all’età di quasi quattro anni. Oggi ne avrebbe trentuno come la donna sudamericana a cui è stato chiesto il Dna per compararlo con quello della bimba di Vico Equense (Napoli) sparita letteralmente nel nulla durante un picnic della comunità evangelica. "Questa è lei", avrebbe detto mamma Maria in lacrime. O almeno così riferisce chi ha avuto contatti con i genitori, chiusi in un silenzio comprensibile dopo le delusioni patite. Pochi giorni e si conoscerà la verità, si saprà se quella ragazza, figlia di un notabile sudamericano che gode in patria di particolari attenzioni, è davvero la piccola Celentano e se il cuore della sua mamma non si è sbagliato.

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Angela Celentano nel 1996
Angela Celentano nel 1996

La modella presenterebbe una somiglianza impressionante con Rosanna e Naomi, le sorelle di Angela, oltre ad avere la stessa voglia della bambina scomparsa sulla schiena. A proposito di questo dettaglio, prima di chiudersi nel loro silenzio, Catello e Maria avrebbero detto: "È proprio come l’aveva la nostra piccola". I campioni di Dna sarebbero stati recuperati quando la ragazza era giunta in Nord Europa per un impegno lavorativo nel campo della moda. "Nei giorni scorsi – si legge in un comunicato dell’avvocato Luigi Ferrandino, che rappresenta la famiglia – un collaboratore del mio studio ha incontrato la ragazza, ha proceduto al prelievo del materiale genetico e l’ha spedito al mio studio di Napoli. Provvederò a inviarlo ad uno dei laboratori di mia fiducia, specializzati nella individuazione di profili Dna. Conto entro una decina di giorni di poter procedere al confronto del profilo genetico della ragazza sudamericana con il profilo dei signori Celentano".

La scomparsa di Angela - al pari di quella di Denise Pipitone - è uno dei misteri irrisolti che ormai si trascinano da decenni senza uno straccio di verità. L’associazione "Sos Desaparecidos" ha proiettato la foto dell’identikit di Angela, come potrebbe essere oggi, sugli schermi dei bancomat in decine di Paesi in tutto il mondo. Quel circuito internazionale ha dato i suoi frutti, con una serie di segnalazioni di cui l’unica ritenuta attendibile è appunto quella che proviene dal Venezuela. Dettagli che hanno spinto l’avvocato Ferrandino a avviare un’indagine privata (per evitare le lungaggini delle rogatorie internazionali) dalla quale emerge che il papà della ragazza venezuelana in passato ha avuto rapporti commerciali con la Campania e in quell’estate del 1996 era stato in Penisola Sorrentina.

Nel corso di questi 27 anni tante sono state le piste e altrettanti i buchi nell’acqua. Nel 2009 prese piede la ‘pista turca’. Una donna, Vincenza Trentinella, raccontò di aver raccolto alcune informazioni da parte di un prelato, don Augusto, che a sua volta aveva ricevuto delle confidenze relative alla scomparsa della bambina. Angela viveva sull’isolotto di Buyuk Ada con una persona che credeva essere suo padre. I magistrati italiani si recarono in Turchia, per lo svolgimento della rogatoria internazionale, e interrogarono l’uomo, un veterinario, rivelatosi il vero padre della bambina. Una cocente delusione per Maria e Catello, come la "pista messicana" di un anno dopo. Nel maggio di quell’anno i genitori di Angela vennero contattati, tramite mail, da una certa Celeste Ruiz, che scrisse di essere proprio quella bambina scomparsa. Nel messaggio, la giovane riferì di essere stata rapita in Italia da due uomini, che l’avevano poi portata in Messico, con anche una foto della presunta Angela. Si scoprì che non solo non era lei, ma che la foto apparteneva non a Celeste Ruiz, ma a una psicologa. Truffatori o millantatori, forse non si saprà mai.