Mercoledì 24 Aprile 2024

Affidi illeciti, la prima condanna Quattro anni allo psicologo-guru

Foti ritenuto responsabile anche di lesioni psicologiche. Andranno a processo il sindaco Carletti e altre 16 persone

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Condanna a quattro anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. questa la sentenza emessa, in rito abbreviato, ieri nel primo pomeriggio dopo un paio d’ore di camera di consiglio dal Giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Reggio Emilia, Dario De Luca nei confronti di Claudio Foti, psicoterapeuta, fondatore e presidente del centro studi piemontese ”Hansel e Gretel“. Uno degli imputati principali dell’inchiesta ”Angeli e Demoni“. Ma è l’intero impianto accusatorio messo in piedi dalla procura della Repubblica di Reggio Emilia, ad avere retto. Con 17 rinvii a giudizio su ventitdue imputati, secondo il sostituto procuratore Valentina Salvi che ha coordinato le indagini il così detto ‘sistema Bibbiano’, quello degli affidi illeciti portato alla luce dagli inquirenti, ha superato il primo snodo processuale importante.

Condanna dura. Erano due gli imputati giudicati col rito abbreviato. Claudio Foti, appunto, e l’assistente sociale Beatrice Benati. All’esito del processo, il primo, come detto, è stato ritenuto colpevole dei reati di abuso d’ufficio e di lesioni gravissime, mentre è stato assolto dall’accusa di frode processuale. Secondo la Procura, che in sede di requisitoria aveva chiesto sei anni, Foti avrebbe sostanzialmente ‘manipolato’ una tredicenne, praticando la psicoterapia "con modi suggestivi, radicando in lei la convinzione di essere stata abusata dal padre e dal socio", causandole "disturbi depressivi". La Benati, assistente sociale di 32 anni, nata a Formigine e residente nel Reggiano, era accusata di violenza privata consumata e tentata, ma è stata assolta perché "il fatto non sussiste" (per lei il pm aveva chiesto un anno e mezzo di pena).

Chi andrà a processo. Sono tre gli imputati eccellenti, tra i diciassette rinviati a giudizio, su cui si concentrerà l’attenzione l’8 giugno 2022 quando prenderà il via il rito ordinario. Federica Anghinolfi, la 59enne di Montecchio in provincia di Reggio Emilia, ex responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza, dovrà rispondere di 64 capi di imputazione. Stessa sorte toccherà anche a Francesco Monopoli, 37 anni di Correggio, pure lui assistente sociale. Dovrà rispondere di 31 capi di imputazione. Infine, il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti. Per lui resta in piedi l’accusa di abuso d’ufficio, in concorso con altri, per il presunto affidamento senza bando di gara della psicoterapia della struttura pubblica ”La Cura“. "È rimasto in piedi un unico reato (l’abuso d’ufficio, ndr) sul quale si farà chiarezza in sede dibattimentale. Il mio desiderio è di arrivare a quel momento per dimostrare la completa estraneità", commenta Carletti.

"Come Enzo Tortora". I legali di Claudio Foti, Giuseppe Rossodivita e Andrea Coffari scomodano addirittura Enzo Tortora: "L’atteggiamento mediatico che vediamo oggi in Foti, è stato il medesimo avuto per una persona, ugualmente famosa, poi assolta in appello. Volete il nome? Enzo Tortora. Affianchiamo Foti alla sua vicenda, perché questa è una sentenza ideologica che non sta in piedi dal punto di vista giuridico", sottolineando che se anche il secondo grado di giudizio non darà loro ragione, andranno fino alla Corte dei Diritti dell’Uomo.

"Sono amareggiato e deluso – ha dichiarato uno scosso Claudio Foti –. C’è stato uno scontro, in quest’aula, che non doveva avvenire in ambito giudiziario, ma nell’accademia fra posizioni culturali, teoriche diverse. Io credo sia stata criminalizzata la psicoterapia del trauma. Ho dedicato quarant’anni della mia vita all’ascolto attento e rispettoso di bambini e di ragazzi. Abbiamo consegnato quindici registrazioni che non sono state esaminate con il minimo di attenzione richiesta".

In aula era presente anche il nonno della bambina che fu definita il ‘caso pilota’, quel disegno alterato, in conseguenza del quale una psicologa risulta imputata. Quel disegno è ’servito’ a togliere alla famiglia naturale quella bambina (che è stata poi riconsegnata ai genitori naturali dopo oltre un anno). Ieri , costituitosi parte civile, era lì ad ascoltare la sentenza del gup De Luca: "Siamo soddisfatti, perché abbiamo centrato l’obiettivo: ossia quello che vi fosse un dibattimento processuale su quanto avvenuto – ha dichiarato, sorridente, all’uscita dal tribunale –. Poi, se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi. Ma questo lo stabilirà la giustizia. Noi cerchiamo di stare vicino a nostra nipote".

Alessandra Codeluppi

Nicola Bonafini