Martedì 30 Aprile 2024

A vuoto l’ultimatum di Draghi Blitz (fallito) della Lega sul Pass

Alla Camera Salvini vota con Fd’I per abolirlo a marzo, in contrasto col governo. La proposta è stata bocciata

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di Antonella Coppari

L’ultimatum di Draghi della settimana scorsa non è servito a molto. Nemmeno quattro giorni dopo, la Lega spacca la maggioranza, il governo rischia di nuovo mentre si addensano altre e più scure nuvole all’orizzonte. A provocare l’incidente ieri è stato il solito Green pass, materia incandescente sulla quale l’esecutivo è andato sotto già due volte al Senato. In commissione Affari sociali della Camera il Carroccio ha votato a favore di un emendamento di Fd’I sulla quarantena dei bambini al decreto Covid che ha introdotto l’obbligo di vaccinazione per over 50, in contrasto con le indicazioni dell’esecutivo: bocciato. E poi ne ha presentato uno più esplosivo sull’eliminazione dell’obbligo della certificazione verde dopo il 31 marzo. "Se la situazione continua a migliorare – sottolinea il leader Matteo Salvini – tra 40 giorni si supera lo stato di emergenza e si superano tante restrizioni".

Prima di procedere con il voto – che ha visto la proposta respinta per 22 a 13, più 5 astensioni – per alcune ore Montecitorio è diventata rovente, rivelando tutte le divisioni della maggioranza. Berlusconi si è dovuto spendere personalmente per convincere il suo partito ad astenersi senza appoggiare la Lega, in cambio chiede "una progressiva dismissione" del Green pass, e annuncia: "Daremo a Palazzo Chigi una nostra road map". Italia viva insiste perché l’allentamento delle misure venga ora concordato con il Paralmento. Insomma, i partiti non sono disposti a rinunciare alle loro bandiere, e ognuno ha la sua. Per FI è il tetto al contante, problemaccio che secondo il Ministero dell’Economia lede la credibilità dell’Italia di fronte all’Euorpa. Per i 5stelle è la solita Tav per la quale i fondi restano prudentemente congelati. Per la Lega è la riforma del catasto, ostacolo che tiene inchiodata alla postazione di partenza la delega fiscale.

In questa situazione per evitare l’infortunio serio nelle prossime settimane o nei prossimi mesi ci vorrebbe un miracolo. Più precisamente, secondo i consigli al premier del capo dello Stato, Sergio Mattarella, ci vorrebbe la politica: Draghi, cioè, dovrebbe gestire da leader politico una fase da molti punti di vista assai diversa da quella precedente. Moltiplicare le trattative con i partiti, coinvolgere le Camere, indicare (anche al Paese) le priorità irrinunciabili su cui non è disposto a transigere, e i fronti sui quali invece si può discutere. Ma il vero punto interrogativo pende proprio sopra di lui, Super Mario. Ieri pare fosse francamente irritato per l’incidente che si è verificato subito dopo il suo monito ai partiti. Molti lo considerano arrivato vicino al limite della esasperazione: "È pronto a mollare tutto", sussurra un centrista di lungo corso. Palazzo Chigi minimizza l’accaduto ma, per evitare altre sorprese, è assai probabile blindi il decreto, che approda oggi in Aula, con la fiducia. Al Quirinale non si temono, almeno per ora, rotture. Ma la domanda seria è: come reagirebbe il premier di fronte a un incidente grave che, nella situazione attuale, nessuno può escludere?