Giovedì 25 Aprile 2024

La legge del vincitore

Il film-finzione del «non è successo niente» dura meno di 24 ore. In realtà, sia Matteo Salvini sia Luigi Di Maio sanno bene che il test dell’Abruzzo incide e pesa sugli equilibri di governo e sul destino dei più delicati dossier al centro delle mille contese tra grillini e leghisti. La politica ha leggi ferree che neanche la creatività populista-sovranista può modificare: chi vince detta legge e chi soccombe in qualche modo ci deve stare. Dunque, c’è poco da sorprendersi che, il giorno dopo il trionfo del Carroccio e il tracollo dei 5 Stelle in Abruzzo, i leghisti vadano letteralmente all’assalto del reddito di cittadinanza, facciano la voce grossa sulla Tav e puntino dritti a portare a casa il pacchetto dell’autonomia. Come dire che a parole il leader lumbard rassicura e consola l’alleato, ma nei fatti non perde l’occasione per passare all’incasso. E lo fa scientificamente su tre partite che, per un verso o per l’altro, sono tre bandiere opposte di entrambi i partiti formalmente al governo insieme.  Il punto è che, come sovente accade in queste circostanze, se la vittoria produce forza e consenso e spinge a accelerare nella direzione considerata più conveniente, la sconfitta, al contrario, conduce all’avvitamento e all’implosione. E, dunque, c’è poco da meravigliarsi che Di Maio appaia come un pugile suonato, incapace di reagire. Mentre il vice-premier leghista faccia sentire, attraverso i suoi, il pugno di ferro del vincitore. Insomma, Salvini può anche mostrarsi generoso e far finta di niente, ma i fatti e la realtà si stanno incaricando di mettere sempre di più Lega e 5 Stelle gli uni contro gli altri. Una dinamica competitiva che i prossimi appuntamenti elettorali, a cominciare dal voto in Sardegna il 24 febbraio, finiranno per rendere anche più lacerante e, in questo senso, più distruttiva per le sorti del Movimento e forse dello stesso governo. Perché, comunque la si metta, questi mesi di maggioranza giallo-verde hanno dimostrato che la Lega si muove comunque come una falange macedone organizzata per obiettivi, mentre i 5 Stelle procedono come un’armata Brancaleone solo apparentemente tenuta insieme da una regìa unica.