Il tempio e i social

Avevo quasi voglia di tirarmela un po’, per aver scritto nel maggio del 2015 che Paola Egonu e Simone Giannelli erano il futuro del volley azzurro. Ma sarebbe scorretto, perché i due ragazzi hanno un talento talmente abbagliante, che non ci vedo particolari meriti, nell’essermi accorto di quanto potevano diventare bravi. E’ meglio parlare di […]

Avevo quasi voglia di tirarmela un po’, per aver scritto nel maggio del 2015 che Paola Egonu e Simone Giannelli erano il futuro del volley azzurro. Ma sarebbe scorretto, perché i due ragazzi hanno un talento talmente abbagliante, che non ci vedo particolari meriti, nell’essermi accorto di quanto potevano diventare bravi.

E’ meglio parlare di un altro segnale che doveva aprire gli occhi, nel giorno in cui giustamente si celebra Paola Egonu: un segnale più recente, che mi ha fatto capire quanto Davide Mazzanti potesse essere l’uomo giusto al momento giusto. Non tanto per le competenze tecniche specifiche, certificate dagli scudetti e della bella carriera di un tecnico giovane e vincente. Quanto perché in un’intervista di qualche mese fa, all’inizio della sua avventura azzurra, mi confidò una cosa : che tutto il gruppo stava parlando del peso dei social network in modo adulto.

Le ragazze sono tutte giovanissime, quindi tutte usano instagram, twitter eccetera. Ma proprio i social un anno fa avevano crocifisso Myriam Sylla sospesa per un doping che doping non era, ed è una cosa che alla schiacciatrice di Palermo è (comprensibilmente) rimasta dentro. Mazzanti mi disse che ne stavano parlando, e già questo mi sembrava un bell’indizio sulla maturità ‘diversa’ di queste ragazze.

Oggi, poi, rileggendo alcune interviste di Paola Egonu, in particolare quella realizzata dalla brava collega Eleonora Cozzari per Pallavolo Supervolley, mi sono imbattuto in una frase.

Quella in cui Paola spiega di non avere tatuaggi perché secondo la sua educazione <il corpo è un tempio, un dono del signore che ci è stato prestato, e io voglio rimanere pura>.

Non ho niente contro i tatuaggi, ne ho un paio anche io. Ma una ragazza di neanche vent’anni che ragiona così a me sembra speciale davvero.

E non solo perché sa mettere per terra 45 palloni in una partita, come nessuno prima di lei aveva mai saputo fare in un mondiale.