Martedì 30 Aprile 2024

Fitofarmaci, l’ortofrutta boccia il regolamento Ue

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L’EURODEPUTATO ed ex ministro dell’Agricoltura Paolo De Castro parla di proposte "schizofreniche" e autolesioniste che porterebbero " a perdite fino a un quinto delle nostre produzioni". Il riferimento è alla proposta di regolamento Ue sull’uso sostenibile dei fitofarmaci – con tagli per l’Italia del 62% entro il 2030 – che sta mobilitando nella protesta il mondo produttivo italiano ed europeo, ed in particolare quello dell’ortofrutta. Ai primi di settembre la protesta si è materializzata in una clamorosa lettera al ministro Patuanelli firmata da tutto il mondo dell’ortofrutta italiana, sottoscritta da Aci-Alleanza cooperative (Vernocchi), Assomela (Magnani), CSO Italy (Bruni) e Fruitimprese (Salvi), che boccia senza appello la proposta della Commissione Ue: "In conclusione – scrivono i firmatari - la attuale proposta di Regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi è inaccettabile sia dal punto di vista formale che sostanziale e si chiede che sia completamente rivista e riformulata, su basi scientifiche solide, con stime di impatto adeguate, facendo ricorso al dovuto senso di responsabilità – Istituzioni incluse – per garantire innanzitutto la necessaria vitalità economica da cui consegue una effettiva salvaguardia dell’ambiente e per garantire disponibilità di prodotti italiani ed europei controllati, garantiti e sicuri a prezzi equi per i consumatori".

Le 5 contestatissime proposte che vengono rispedite al mittente sono: la drastica riduzione delle sostanze attive; l’incremento sproporzionato degli adempimenti burocratici e dei costi connessi; la definizione di Aree sensibili dove non è possibile utilizzare prodotti fitosanitari; debolezza delle motivazioni scientifiche; assenza o carenza di stime di impatto necessarie per capire le conseguenze del provvedimento. In particolare la richiesta all’Italia del taglio di ben il 62% dei prodotti fitosanitari chimici, senza chiare basi scientifiche non è oggettivamente ed economicamente sostenibile "senza avere a disposizione valide ed efficaci alternative che possano essere applicate su larga scala". E non si tiene conto "degli sforzi fatti fin dagli anni ’90 dagli agricoltori italiani, nella riduzione dell’utilizzo dei prodotti chimici, tanto che in molti areali di produzione l’applicazione delle tecniche a basso impatto ambientale, come la produzione integrata o il biologico, ha raggiunto oltre il 90%, con margini di sicurezza assolutamente significativi testimoniati da livelli di residui ampiamente inferiori ai limiti normativi".

In un’intervista al CorriereOrtofrutticolo.it Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot e Assomela, a nome di tutto il mondo delle mele (prima voce del nostro export ortofrutticolo) , parla di "approccio della Commissione Ue semplicistico, elementare, ideologico e non scientifico. Una proposta che non sarebbe nemmeno dovuta partire. Il settore – continua Delpiaz – deve opportunamente compattarsi perché il pericolo all’orizzonte è enorme, l’impatto sui territori sarebbe devastante. Seguendo le indicazioni dell’Ue non ci sarebbe solo un’enorme quantità di produzione agricola (e ortofrutticola) persa, oltre che un inestimabile valore perso, ma anche conseguenze nel tessuto occupazionale e sociale".

La partita è aperta a Bruxelles tra chi chiede alla Commissione di ritirare la proposta di regolamento e chi chiede di modificarla radicalmente. Si stanno mobilitando le lobby degli agricoltori e cooperative come Copa-Cogeca , l’Areflh (associazione delle regioni dell’ortofrutta) guidata dall’italiana Simona Caselli che annuncia un position paper e molti europarlamentari tra cui i nostri Paolo de Castro ed Herbert Dorfmann.