Martedì 30 Aprile 2024

Canone Rai 2023, si paga o no? La frase di Salvini e cosa succede in Europa

Le proteste della Lega e lo stop di Giorgetti. Ecco le regole sul canone che, probabilmente, non avete mai sentito

Bologna, 21 novembre 2022 – Amato e odiato da quando esiste, il Canone Rai è salito di nuovo agli onori delle cronache politiche in questi giorni, caldi, della manovra di bilancio. Si pagherà in bolletta, intanto, salvo imprevisti. Così avviene dal 2016 così avverrà ancora. Lo ha chiarito nei giorni scorsi in una nota il Ministero dell'Economia e Finanze, per di fatto smentire le voci di maggioranza, area Lega, su un possibile sganciamento del balzello radiotelevisivo dai conti già fin troppo lievitati della bolletta energetica. Così chiedeva d'altro canto anche il Consiglio europeo, dando ragione alle associazioni dei consumatori italiani che avevano interpellato Bruxelles in merito, ritenendo un “onere improrio” l'accoppiata voluta ai tempi dal governo Renzi per contrastare l'evasione. Pare invece quanto meno improbabile che il canone venga abolito del tutto. Né ora, né nei prossimi anni. 

Un decoder (Foto d'archivio)
Un decoder (Foto d'archivio)

Sommario

Le proteste della Lega

Nelle scorse ore, però, il Carroccio è tornato alla carica sul Canone Rai e, anzi, ha alzato il tiro. Passando dal non volerlo più in bolletta al non volerlo più affatto. “Via il canone Rai Assolutamente sì, pagare il canone Rai per guardare i Fazio o i telegiornali di sinistra, anche no...". A dirlo è stato ieri sera il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini in una delle sue consuete dirette social, specificando che “la stragrande maggioranza dei giornali, delle radio e delle televisioni sono a sinistra".

Ma in Europa si paga

Non ha le stesse connotazioni politiche una recente dichiarazione del Codacons, anche se l'obiettivo è lo stesso: "Il canone Rai è a tutti gli effetti l'imposta più odiata dagli italiani e i tempi sono maturi per la sua definitiva abolizione – spiega infatti l'associazione, specificando che - l'inserimento del canone nelle fatture elettriche ha rappresentato una vera e propria vessazione a danno degli utenti, che si sono ritrovati a pagare bollette più salate". In Italia il Canone Rai costa 90 euro, spalmato in dieci rate, appunto, all'interno della bolletta della luce. In Germania il canone è di 220, in Francia la tv pubblica è finanziata da un canone di 139 euro, a fronte però di spot pubblicitari fortemente limitati, a differenza dell'Italia. In Spagna non è prevista un’imposta specifica, ma il finanziamento del servizio deriva dalla fiscalità generale e secondo uno studio dell’Università di Santiago di Compostela, il peso indiretto su ogni nucleo familiare è alla fine di 98,80 euro.

Il bilancio Rai

Il caso spagnolo dimostra come l'assenza di un canone palese non voglia dire che sulle famiglie non gravi il peso del servizio pubblico radiotelevisivo. Intanto, secondo l'ultimo bilancio annuale i ricavi della tv pubblica nel 2021 sono stati 2,7 miliardi di euro circa. E di questi 1,8 miliardi provengono dal canone, 0,7 miliardi dagli introiti pubblicitari e 0,2 da altri ricavi. L'introito pubblico è dunque preponderante.

Offerta commerciale e servizio pubblico

In quanto tv di Stato che opera all'interno di un regime commerciale, in un sistema misto pubblico-privato, la Rai deve confrontarsi dagli anni '90 in poi con una duplice missione. Da un lato il mantenimento del cosiddetto servizio pubblico e dall'altro la concorrenza con le emittenti private. Due aspetti che, a ragione o a torto, sono da sempre considerati come legati a doppio filo, seguendo l'assioma secondo il quale c'è bisogno che i canali Rai stiano sul mercato e siano concorrenziali con quelli privati per poter essere sufficientemente diffusi da poter espletare il loro mandato. Da qui la doppia missione di intrattenimento e servizio pubblico. La prima, in teoria, si finanzia con gli introiti commerciali, mentre il canone dovrebbe servire a coprire i costi del secondo. Ma di che si tratta nello specifico? Ovvero, che fine fanno, concretamente, gli 1,8 miliardi di euro che ogni anno entrano nelle casse della Rai attraverso il canone?

Dove finisce il canone

Le funzioni del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia sono stabilite da un Contratto di servizio triennale che il Ministero dell'Economia e Finanze firma con la Rai Spa (di cui è proprietario) e che, a seguito della cessione di gran parte degli introiti derivanti dal canone pagato dai cittadini, chiede il rispetto di una serie di norme e l'espletamento di una serie di servizi.

Le regole da rispettare

Secondo il contratto attualmente in vigore, il servizio pubblico deve avere, tra le altre, queste caratteristiche:

- rendere disponibile e comprensibile su differenti piattaforme, una pluralità di contenuti che rispettino i principi dell’imparzialità, dell’indipendenza e del pluralismo

- avere cura di raggiungere le diverse componenti della società, prestando attenzione alla sua

articolata composizione in termini di genere, generazioni, identità etnica, culturale e religiosa,

nonché alle minoranze e alle persone con disabilità

- veicolare una cultura della legalità, del rispetto della diversità di genere e di orientamento sessuale, nonché di promozione e valorizzazione della famiglia, delle pari opportunità, del rispetto della persona, della convivenza civile, del contrasto ad ogni forma di violenza;

- sviluppare un'identità collettiva, favorire i principi di cooperazione, solidariet- e sussidiarietà, valorizzare il sistema culturale e creativo italiano, portare avanti istruzione e alfabetizzazione digitale, professionale e tecnologica dei cittadini, diffondere i valori di accoglienza, inclusione, legalità, della famiglia, tutelare i minori

- raggiungere i diversi pubblici attraverso una varietà della programmazione complessiva

- adottare criteri di gestione trasparenti

Non solo intrattenimento

Il contratto di servizio Rai stabilisce delle quote da rispettare all'interno della programmazione, e nello specifico non meno del 70% della programmazione radiotelevisiva nella fascia oraria 6-24 a informazione e approfondimenti, programmi di servizio, culturali, sportivi, per minori e dedicati a opere italiane ed europee (percentuale che raggiunge l'80% su Rai Tre e il 90% su Radio Tre)

L'obbligo dello streaming

L'ultimo contratto, ancora in vigore, ha disciplinato inoltre la novità dell'offerta multimediale, stabilendo che la Rai è tenuta a fornire almeno il 90% della propria offerta televisiva e radiofonica in streaming, a sviluppare prodotti specifici per le piattaforme multimediali (RaiPlay e RaiPlaySound) e ad accrescere l'offerta di prodotti provenienti dalle teche, ovvero rendere fruibili i programmi e i prodotti del passato.