Lunedì 29 Aprile 2024

Piange la generazione di Woodstock

Con la scomparsa di Joe Cocker la generazione di Woodstock perde la sua voce più autorevole. Su piazza dal 1960, quando debuttò alla batteria nei Cavaliers, il gruppo di “skiffle” messo in piedi dal fratello Victor, John Robert Cocker era diventato il “leone di Sheffield” nel ‘69 proprio sul palco della “tre giorni di pace, amore e musica”, dove si trovò ad aprire l’ultima giornata con un pugno di cover subito divenute classici del suo repertorio quali le dylaniane “Dear landlord” e “I shall be released” o quella “With a little help from my friends” dei Beatles incisa l’anno precedente con Jimmy Page alla chitarra.

La collaborazione con Leon Russell (di cui Cocker aveva dato un’ottima interpretazione di “Delta lady”) che avrebbe portato a uno dei suoi album seminali, il live “Mad dogs & englishmen” suo primo album ad entrare nella top ten americana, un’altra cover beatlesiana di grande successo come “She came in through the bathroom window” (qualcuno la ricorderà come sigla di apertura del programma Rai di Bruno Modugno “Avventura”) sarebbero arrivati a consolidare un successo che solo la dedizione all’alcool avrebbe offuscato, con imitazioni al curaro come quella, celeberrima, di Joe Belushi davanti alle telecamere del “Saturday night live”.

La resurrezione nell’82 grazie a quella “Up where we belong”, duettata con Jennifer Warnes nella colonna sonora del blockbuster con Richard Gere “Ufficiale e gentiluomo”, arrivata fino all’Oscar. Altro colpo da novanta, e definitivo ritorno sulla cresta dell’onda, nell’86 grazie ancora al grande schermo e ad un’altra cover, quella “You can leave your hat on” scritta da Randy Newman nel ’72 e inserita nella colonna sonora del blockbuster con Kim Basinger e Mickey Rourke “9 settimane e ½”. Meno convincenti gli anni Novanta con hit quali “Unchain my heart”, “When the night comes”, “N'oubliez jamais” e quella “That's all I need to know” composta da Eros Ramazzotti per l’album “Across midnight”, ma incisa a due voci solo due anni dopo in “Eros live”. L’ultima fatica “Fire it up” risale al 2012, seguita l’anno successivo dall’inevitabile live di quel tour. Oggi la fine per un cancro al polmone. Annunciando la scomparsa il suo agente Barrie Marshall, ha dichiarato: "Era semplicemente unico, sarà impossibile riempire il vuoto che lascia nei nostri cuori". Aveva settant’anni.