Venerdì 26 Aprile 2024

Volkswagen, la vendetta di Piech e della bionda Ursula dietro la bufera

Lo storico manager era stato sconfitto da Winterkorn, che venerdì potrebbe lasciare

Volkswagen (Ansa)

Volkswagen (Ansa)

Berlino, 23 settembre 2015 - C'è la vendetta della bionda Ursula dietro il disastro della Vw? Sono voci, ma insistenti, nell’impero di Wolfsburg, tra Ingolstadt sede della Audi, e Stoccarda sede della Porsche. A dare la dritta agli americani sui trucchi tedeschi sarebbe stato il patriarca Ferdinand Piech, 78 anni, battuto in aprile dal suo figlioccio Martin Winterkorn, 68 anni, per il controllo della casa madre. Piech si avviava a cedere il suo posto alla moglie Ursula, di 20 anni più giovane, che era già riuscito a far entrare nel consiglio di sorveglianza.  Già all’inizio dell’anno, Wirtschaftswoche, il più autorevole settimanale economico, le aveva dedicato la copertina con un voluto errore di grammatica nel titolo: Die Auto, un articolo femminile al posto del corretto das neutro. L’auto era lei, Ursula. Assunta come babysitter dalla prima moglie di Ferdinand, oltre trent’anni fa, ben presto sedusse il padrone di casa, e lo sposò. Una bambinaia a capo della Vw? Ma, sostiene la rivista, lei ha studiato, è una vera esperta, Ferdinand si fida solo di Ursula, che influenza tutte le sue decisioni.

Dunque se Piech è il colpevole, il mandante è la bionda Ursula. Pettegolezzi privi di fondamento? Può essere. Ma sulla Vw, nel bene e nel male, governa sempre la grande famiglia dei Porsche, gli eredi del capostipite Ferdinand, che creò per Hitler il Käfer, il maggiolino. Una famiglia niente affatto compatta. Nel duello di aprile, Piech fu tradito dai parenti, che gli preferirono Winterkorn che aveva condotto la Vw al primo posto al mondo. Meglio i dividenti che gli affetti. Il patriarca perse ogni potere e fu costretto a una deprimente pensione, insieme con Ursula.   Un'altra battaglia interna si svolse nel 2008, quando il capo della Porsche, Wendelin Wiedeking, 63 anni, aveva tentato di assorbire la ‘madre’ Vw, forte del successo riportato con le sportive di Stoccarda. Una scalata paradossale: la piccola che ingoia la grande. Wiedekind aveva presentato il suo piano alla famiglia Porsche, ottenendo via libera, sempre in nome dei quattrini. Ma Piech si era opposto con ferocia all’attacco. E allora vinse. Una battaglia costata miliardi. Winterkorn ieri ha dichiarato che non intende dimettersi. "Mi batto per il posto di lavoro di 600mila dipendenti", afferma buttandola sul patetico. Ma è il manager meglio pagato nella storia tedesca, 16 milioni di euro all’anno. "Mi merito ogni cent", aveva dichiarato a suo tempo con orgoglio. Se è tutto merito suo perché controlla ogni particolare della casa, oggi non può sostenere di essere innocente. Ha contro anche i politici: la Vw è l’unica grande azienda a partecipazione pubblica (il 25% delle azioni), e il colpo è stato duro per il prestigio nazionale. A Berlino si dà per certo che il ‘caro’ Martin dovrà dimettersi venerdì. E si fa il nome del successore, che è proprio il nuovo capo della Porsche, Matthias Müller, 62 anni.  Si mormora che sia il cavallo scelto da Frau Ursula, costretta a rinunciare al comando per colpa di Winterkorn e dei parenti di Ferdinand, che non l’hanno mai del tutto accettata in famiglia.