Venerdì 26 Aprile 2024

Maldini: "Milan, che tristezza. Potevo allenare il Chelsea"

La bandiera rossonera tra passato e futuro al Daily Mail: "Mi piacerebbe dare una mano e restitiuire qualcosa, ma non credo accadrà". Quindi confessa: "Abramovich mi offrì la panchina dei Blues, ma non ero pronto"

Paolo Maldini (Newpress)

Paolo Maldini (Newpress)

Milano, 23 maggio 2015 - "Il Milan non è solo una squadra per me. E' una parte della mia vita. La mia famiglia ama quei colori. Mi rattrista vedere come sono le cose ora". Parole di un grande ex, Paolo Maldini, confidate per il Daily Mail ad un'altra bandiera Jamie Carragher, protagonista per 17 stagioni con la maglia del Liverpool.

"Abbiamo costruito con altri grandi giocatori qualcosa di unico - così Maldini, parlando del suo Milan - Solo Franco Baresi ci lavora ora. Nessun altro ex giocatore. Questo è triste. Il Milan ha una grande tradizione e l'hanno completamente lasciata andare. Così le nuove generazioni non capiscono". Quindi, confessa: "Dare una mano? Mi piacerebbe. Ho ricevuto un sacco di cose dal mio club. Mi piacerebbe restituire qualcosa, regalare la mia esperienza, ma non credo che accadrà. I giovani di oggi non sono così male, ma hanno bisogno di qualcuno che può dare loro la strada giusta da seguire". 

A Maldini viene chiesto se, nella sua carriera da giocatore, gli sarebbe piaciuto giocare all'estero, magari in Premier League: "Ho avuto un'offerta dal Manchester United, ma non ho parlato direttamente con loro. Vialli, quando era allenatore del Chelsea, mi ha chiamato, nel 1996. Avevamo avuto una brutta stagione. C'è stato anche qualcosa con l'Arsenal, ma non ho mai parlato con loro direttamente. Avrei detto di no in ogni caso - chiarisce l'ex rossonero - Vialli è un mio amico, è l'unico che mi abbia fatto pensare. Avevo avuto alcuni problemi con la mia squadra e i tifosi in quel momento. Ci pensato, solo per un giorno, poi ho detto no".

L'ex difensore svela di aver avuto la possibilità di allenare il Chelsea: "L'offerta è arrivata una settimana dopo la mia ultima partita con il Milan. Non ero pronto. Non volevo spostare la mia famiglia a Londra. Sono andato lì, ho parlato con il signor Abramovich. Ho parlato con Ray Wilkins, che aveva giocato nel Milan. Ho deciso di non farlo".