Roma, 29 settembre 2014 - Il presidente del Coni Giovanni Malagò è stato condannato a sedici mesi di squalifica dalla Commissione Disciplinare della Federnuoto in qualità di numero uno della Canottieri Aniene.
La condanna per il primo rappresentante dello sport italiano è arrivata per "mancata lealtà" e "dichiarazioni lesive della reputazione" della federazione in merito a presunte "doppie fatturazioni". Pertanto, Malagò è stato sospeso da "ogni attività sociale e federale".
"E' il trionfo dell'illogicità - il commento di Malagò all'Ansa - Mi è stato attribuito un fatto inesistente e per questo sono stato condannato. La decisione conferma ancora una volta che è stato necessario riformare il codice della giustizia sportiva''. Malagò sottolinea poi che ''non a caso su 75 componenti, l'unico voto contrario in Consiglio Nazionale su questa delibera è stato del presidente della Federazione italiana nuoto. La cosa più sorprendente è che la commissione disciplinare della Fin, assumendosene la responsabilità, abbia disconosciuto una recente decisione dell'intera Giunta Nazionale del Coni che aveva indicato nel Collegio di Garanzia dello Sport, che è la 'Cassazione dello Sport', l'autorità massima alla quale richiedere un parere. Parere che esplicitamente - conclude - escludeva la titolarità in capo alla Commissione Disciplinare della Federazione Italiana Nuoto".
LA SENTENZA - "La Commissione Disciplinare della Federnuoto, composta dal Presidente avv. Adriano Sansonetti e dai membri avv. Massimo Mamprin e avv. Roberto Rinaldi, si è riunita in Camera di Consiglio presso gli uffici federali, a Roma, e ha deciso di comminare al dott. Giovanni Malagò, tesserato quale Presidente del Circolo Canottieri Aniene, la sanzione di mesi sedici di sospensione da ogni attività sociale e federale a far data dalla notifica del provvedimento - si legge nel comunicato diffuso dalla Fin - Per violazione dell'art. 12 del Regolamento di Giustizia Federale anche in relazione all'art. 6, n. 4, lett. a) dello Statuto della Federazione Italiana Nuoto e degli artt. 2 e 7 del Codice di comportamento sportivo emanato dal Coni".