Mercoledì 24 Aprile 2024

Lazio, Mauri: "Spero di poter tornare a Roma"

Il centrocampista brianzolo ricorda i suoi trascorsi biancocelesti: "La gara più bella? Ce ne sono tante, ricordo la finale di Coppa Italia con la Sampdoria in cui non ho neanche giocato, quella di Supercoppa con l’Inter, i derby vinti, ce ne sono diverse che mi tengo dentro"

Stefano Mauri

Stefano Mauri

ROMA, 26 maggio 2017 – Sono passati quattro anni dall’ultimo trofeo conquistato dalla Lazio. La Coppa Italia vinta nel 2013 nel derby contro i rivali della Roma, è una ricorrenza troppo importante per i tifosi biancocelesti, che ogni anno ricordano sempre con piacere e felicità quella giornata. Tra i protagonisti della sfida, c’era anche Stefano Mauri, che da capitano alzò per primo la coppa al cielo. Un dettaglio che l’ex centrocampista biancoceleste ha raccontato in prima persona ai microfoni dei canali ufficiali della società: “Sono stato il primo baciare la coppa, ne vado molto fiero. Ho rivisto spesso quelle immagini, penso che sia il momento più bello della mia carriera. È stata un’emozione incredibile, sapevamo l’importanza di quella partita, volevamo la Coppa e ce la siamo andata a prendere". Mauri ha giocato la seconda parte di questa stagione in Serie B con la maglia del Brescia, contribuendo alla salvezza. Il suo futuro però è ancora tutto da decidere: “La prossima stagione? Ora vado in vacanza, ho bisogno di staccare. Vedremo, la Serie B è un campionato difficile, completamente diverso, ci ho messo un po’ a entrare in condizione perché sono stato fermo sei mesi. Ora stacco la spina per qualche settimana e decido se continuare o meno. Fisicamente sto bene però sinceramente non so ancora cosa fare, giocare a calcio è la mia passione ma se devo continuare tanto per andare avanti è anche giusto magari capire che sia arrivato il momento di smettere. Estero? Ci ho pensato, non è arrivata la proposta giusta e probabilmente non arriverà mai. Non ho ancora deciso, vedremo. Dopo il calcio giocato? Questa estate ho fatto il primo corso da allenatore a Coverciano, io mi vedo più dirigente che allenatore. Devo capire cosa mi piace fare. Se mi manca la Lazio? Mi manca tanto l’ambiente, dopo più di dieci anni passati qui andare via e cambiare ambiente e città è stato difficile. Tornare qui è un’emozione, vedo la Lazio come la mia casa, spero di poter tornare in questa famiglia in altre vesti".

Poi prosegue: "La gara più bella? Ce ne sono tante, ricordo la finale di Coppa Italia con la Sampdoria in cui non ho neanche giocato, quella di Supercoppa con l’Inter, i derby vinti, ce ne sono diverse che mi tengo dentro. Il gol più bello è sicuramente quello contro il Napoli in rovesciata, anche uno su calcio d’angolo al volo contro l’Udinese fu molto bello. Ce ne sono stati tanti brutti ma valgono lo stesso. Ricordo una rete sempre contro il Napoli in cui sono stato fortunato nel rimpallo. Il portiere era De Sanctis, ho un conto aperto con lui, gli ho fatto 4-5 gol. La pressione nel derby? La sentivo parecchio ma per fortuna riesco sempre a mantenere la tranquillità. La squadra nel derby è sempre tesa, c’è bisogno di qualcuno che trasmetta calma ai compagni, io riuscivo a farlo. La pressione si sente prima, quando finalmente arriva la partita la vivi come se fosse una delle tante, sai che devi fare, quello che il mister vuole, sei concentrato su quello. Ho fatto tre gol al derby e parecchi in Serie A, sono contento e orgoglioso di aver vestito questa maglia. Miglior amico tra i miei ex compagni laziali? Ce ne sono tanti, non è giusto fare nomi perché poi me ne dimenticherei qualcuno e non mi va, ci sono molte persone che mi porterò sempre nel cuore. Com'è stata la giornata del 26 maggio? L’avvicinamento alla partita è cominciato fin dal passaggio della semifinale, già lì si parlava giorno e notte del derby, di una partita che non c’era mai stata in passato. Noi avevamo voglia di affrontarla consapevoli della nostra forza e volevamo entrare nella storia, quella partita sarà ricordata per sempre perché, anche se dovesse ripetersi, sarà sempre la prima della storia. L’attesa il giorno stesso non finiva mai, siamo arrivati allo stadio tra tantissimi tifosi laziali e romanisti. Io ero in panchina e pensavo solo a quando sarei potuto entrare, è stata un’attesa lunga e spasmodica. Dopo la vittoria c’era tantissima gente, i tifosi piangevano di gioia, sono contentissimo di aver alzato quella coppa”.

VALERIO DE BENEDETTI