Venerdì 14 Giugno 2024
MATTEO AIROLDI
Basket

Nba, Doc Rivers: "Ha scelto Paul di andare via"

Il coach dei Clippers ha parlato del futuro della franchigia e della partenza di Chris Paul a cui non ha risparmiato qualche frecciata

Doc Rivers e Chris Paul (LaPresse)

Doc Rivers e Chris Paul (LaPresse)

Los Angeles (Stati Uniti), 30 giugno 2017 - I Los Angeles Clippers dopo la partenza di Chris Paul - finito agli Houston Rockets in cambio di 7 giocatori, una prima scelta e una somma in denaro - cominciano a fare i conti con una possibile rifondazione visti anche i possibili addii di Redick e Griffin. Di questo ne è consapevole anche coach Rivers che ha analizzato la situazione attuale dei losangelini ai microfoni di ESPN: "Si è chiusa una parentesi e questo mi ha un po' scosso ma questo non significa che non continueremo a combattere per perseguire i nostri obbiettivi. Significa semplicemente che il modo in cui abbiamo tentato di farlo fino ad oggi non si è rivelato efficace. In questi anni siamo stati molto vicini a centrare traguardi importanti ma poi ci siamo fatti de male da soli. Siamo arrivati ad una sola gara dalle finali della Western Conference nel 2015 e anche nel 2014 abbiamo sfiorato un'impresa, ma purtroppo non siamo riusciti a centrare l'obbiettivo che c'eravamo prefissati".

Le ricostruzioni da zero però non spaventano Rivers: "L'ho già fatto tre volte e ho sempre pensato che se avessi dovuto rifarlo avrei avuto queste esperienze di cui fare tesoro. Certo è vero che è meglio farlo quando sei in trincea ma io mi sento coinvolto in questo progetto quotidianamente e a 360° ".

Poi parla della situazione di Griffin e Redick e Griffin - che conta di poter trattenere - e dell'addio di Paul: "Le voci di tutte queste nuove partenze sono infondate ed è giusto non alimentarle. Paul è l'unico che ha scelto di andare via. Non è stato scorretto, per carità, aveva tutti i diritti per farlo. Non ho nessun problema riguardo a questo perché fa parte della free agency. Certo non posso negare di essere dispiaciuto per la sua decisione perché penso che avesse più chance di vincere con noi ma lui evidentemente non era d'accordo con questo pensiero, Questo non significa che io sia arrabbiato con lui. Nesso è colpevole di questo. L'unica colpa che abbiamo forse è che non siamo riusciti a fare abbastanza per trattenerlo. Il non essere riusciti a vincere ha giocato probabilmente un ruolo determinante in questa decisione. Anche lui però faceva parte del team che non ha vinto. Tutti ne facevamo parte e quindi la colpa è da dividere tra tutti. Lui compreso" .