Mercoledì 24 Aprile 2024

"Né con Renzi, né con D'Alema". Pisapia attende ancora il Pd

Primarie, nodo alleanze: Orlando già pensa alla fase due

Giuliano Pisapia (Lapresse)

Giuliano Pisapia (Lapresse)

Roma, 29 aprile 2017 - "Né con Renzi, né con D’Alema". Giuliano Pisapia sull’alleanza a sinistra che si dava già per fatta dopo le primarie, tira il freno. La situazione – trapela da ambienti vicini all’ex sindaco – è certamente più fluida. E l’asse con Mdp che doveva essere ufficializzata da lunedì, subisce una battuta d’arresto. "Io non sto né con Renzi né con D’Alema, lavoro a un centrosinistra ampio, nuovo e unito. Senza Pd non c’è il centrosinistra, ma ognuno dovrà assumersi le sue responsabilità".

Tradotto: il nuovo Ulivo non dovrà per forza essere composto da ex Pci. "Del resto Pisapia a Milano ha governato col Pd, non con la lista Che Guevara", ironizza un suo fedelissimo. In sintesi: Pisapia non vuole ballare da solo con D’Alema e Bersani, ma creare un nuovo Ulivo (per cui è indispensabile il premio alla coalizione e non alla lista): tra i nomi, il prodiano Franco Monaco e il senatore dem Luigi Manconi che, ieri, ha ribadito che "non si può fare a meno del Pd" e che Renzi, a un mese della scissione, non poteva che "chiudere agli scissionisti. Ma c’è tempo". Insomma, nessuna "adunata dei refrattari", dice Manconi, seguito dalla prodiana Sandra Zampa, convinta che per unire il centrosinistra ci voglia un’alleanza con Pisapia, il cui perno "devono essere i dem indipendentemente da Bersani". Discorso diverso, invece, per Gianni Cuperlo, uno dei primi che, nel Pd, strinse rapporti con Pisapia. C’è chi è convinto che con la scelta di appoggiare Andrea Orlando abbia giocato la sua ultima carta nel partito.

Del resto, se l’alleanza sotto traccia (ma non troppo) è quella di un Pd sempre più renzizzato (c’è chi lo definisce Macron-renzista) che guarda a Forza Italia non solo per un’alleanza strategica, Cuperlo e altri dem potrebbero non avere più spazio. Davide Zoggia, uno dei dirigenti di spicco di Articolo 1-Mdp, crede che la sofferenza di prodiani e cuperliani sia reale, ma non si sbilancia su possibili nuovi ingressi. Ciò su cui insiste, invece, è la creazione di un nuovo centrosinistra, di cui Pisapia potrebbe essere il federatore: "Non l’ha ancora detto, ma già dopo le primarie e soprattutto dopo le amministrative la situazione sarà più chiara". Le primarie, infatti, non saranno solo un punto di snodo per Renzi e un eventuale PdR (partito di Renzi), ma anche per gli avversari. In ambienti vicini a Orlando già si sta preparando il discorso post-primarie e c’è chi sottolinea che la gestione della fase due, dopo i gazebo, sarà strategica. Daniele Marantelli, tesoriere del gruppo Pd alla Camera e braccio destro del Guardasigilli, invoca l’unità del partito, indipendentemente dal voto di domani: «La candidatura di Andrea è stata fatta anche per evitare di dissipare il patrimonio del Pd».

Tra chi appoggia il ministro della Giustizia, un antico colonnello dalemiano rimasto nel Pd, spiega la road map. I sostenitori del Guardasigilli non sono tentati di mollare il partito e c’è chi azzarda che "andrà via prima Renzi". L’ottimismo della volontà? A sentire un senatore Pd, Orlando ha fatto un "investimento sul futuro". Il ragionamento è che Renzi vincerà sì le primarie, ma poi il Pd rischia di non avere risultati brillanti né alle amministrative, né alle regionali siciliane, né alle Politiche. Risultato? "Si farà un nuovo congresso tra un anno. Orlando non ha neanche 50 anni: è politicamente solido e ha ottime chance". Insomma, c’è stata la scissione e magari qualcun altro se ne andrà dal Pd, ma la sinistra rimasta nei dem non molla. E punta alla riscossa. "Che volete che sia un anno?", sorride l’ex colonnello dalemiano...