Giovedì 2 Maggio 2024

Italicum, "nessun vincitore se si vota a giugno". Rischio paralisi

Gli esperti concordano: nessuna forza raggiungerebbe il 40%

Un possibile scenario sui risultati del voto alla Camera con l'Italicum

Un possibile scenario sui risultati del voto alla Camera con l'Italicum

Roma, 27 gennaio 2017 - Nessun vincitore e scenari difficili da prevedere. I numeri raccontano la paralisi prossima ventura. Ci ragionano scienziati della politica e sondaggisti. Al centro, essenziale, la questione delle alleanze. Capitolo spinoso che turba le notti di molti protagonisti del Palazzo. Il dopo-Consulta, con una legge di fatto proporzionale, pone interrogativi cui è difficile rispondere. Per Fabrizio Masia, al 23 gennaio, il Pd era attestato sul 31,7 per cento. I grillini sul 28,3. Per Swg, ieri, i democratici erano avanti sui pentastellati di quasi cinque punti: 31,8 contro 26,7. Se andiamo a cercare le cifre di Nicola Piepoli (23 gennaio) il partito di Matteo Renzi era al 32,5 contro il 27 del gruppo di Beppe Grillo.    Sondaggi o meno, comunque, la situazione è seria. Non esiste una forza politica in grado, da sola, di raggiungere la fatidica soglia del 40 per cento che garantirebbe il premio di maggioranza. «Nessun dubbio – attacca Marco Valbruzzi, ricercatore dell’Istituto Cattaneo di Bologna –, grosso modo, se si votasse a giugno, ci troveremmo, stante così le cose, in una situazione simile all’esistente. Ragionevole sostenere che si formerebbe un governo a trazione democratica con elementi della destra ‘responsabile’. Un ennesimo compromesso. Se poi guardiamo alla Camera, al netto di possibili sorprese, la declinazione numerica mi pare chiara: 30 punti al Pd, 30 ai grillini, molto meno a un centrodestra unito, intendo dire con Berlusconi e Salvini alleati. A questo punto Renzi avrebbe in mano una sola carta da giocare veramente: dovrebbe tenere insieme al suo partito una sinistra alla Pisapia e un centro moderato. Insomma, un centrosinistra allargato alla sua destra e alla sua sinistra». C’è però la questione Grillo: «Che potrebbe tranquillamente governare – afferma lo scienziato della politica Gianfranco Pasquino –. Un 32 per cento alle urne e un 18 da aggiungere. Non è fantascienza, credetemi. Se trovasse alleati, Mattarella sarebbe costretto a dargli l’incarico di formare il governo». Grillo che si allea? «Certo, non farei quella faccia stupefatta. La legislatura in corso ha mostrato una mobilità parlamentare enorme. Tantissimi hanno cambiato casacca. E lo stesso potrebbe avvenire dopo le elezioni. Oppure, la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, pur di andare al governo, potrebbero assentire a un’intesa con il comico».   Di diverso avviso Antonio Noto (Ipr Marketing) che ha simulato per il nostro giornale percentuali e seggi dei partiti in caso di voto entro giugno. «Uno scenario spagnolo? Mah... Con la legge scaturita dalla sentenza del 25 il quadro è davvero incerto. Nessuno vince. Una semplice questione di numeri: i deputati sono 630. Formalmente ne occorrono la metà più uno. Di fatto, per evitare sorprese, bisognerebbe arrivare a 350 rappresentanti per la maggioranza. Ecco, anche sommando Pd e Forza Italia non si raggiunge questa cifra fatidica». E i 5 Stelle? «Qualcuno parla di alleanze. Scenario assai improbabile. Grillo non lo vorrebbe. O ha i numeri da solo o se ne sta per conto suo. Il M5S punta tutto sull’originalità. Non può permettersi di perdere l’identità. Di più: anche ammesso che qualcuno ideasse una formazione a tre grillini-leghisti-destra ex An, mai potrebbe pensare di sommare i voti. Vale l’antico discorso che 2 più 2 in politica non fa mai quattro».

Più ottimista Nicola Piepoli, altro sondaggista di chiara fama: «Io mi baso sulla probabilità. Rischi di blocco non ce ne sono. Lo scenario più facile da prevedere è un Partito-guida, nel nostro caso il Pd, che arriva primo e poi si allea con altre forze. In alto mare non si restava con Giulio Andreotti, figuriamoci ora... Bisogna essere realisti: prendere il 30 o il 35 è la stessa cosa se non arrivi al 40». Di «governabilità precaria» parla anche il professor Roberto D’Alimonte, esperto di sistemi elettorali. Nega la possibilità che il M5S, seppur spaccato, possa andare a braccetto con qualcuno. «Attenti – avverte un antico colonnello del Pd –: vi state scervellando tutti sul ‘come andrà’. Quando il vero problema è la disomogeneità dei sistemi elettorali tra Montecitorio e Palazzo Madama. Lo volete capire o no?».