Martedì 7 Maggio 2024

Manuel De Sica, la musica del silenzio

Musicista di grande valore e studioso incommensurabile, straordinario sovrintendente della memoria del padre e della famiglia

Manuel De Sica (Olycom)

Manuel De Sica (Olycom)

Manuel De Sica era inquieto, anche se teneva a non mostrarlo, per un disagio interiore: nei quarant'anni dalla morte del padre Vittorio, commemorato ovunque attorno alla data del 13 novembre, era convocato negli appuntamenti di nicchia, quelli con la maggiore profondità culturale o con la troppo volte beffeggiata “puzza sotto il naso”, che invece sono quelli che servono di più a scavare nella personalità di qualcuno, a conoscerlo meglio. In quelli popolari, nelle passerelle a favore di audience, a rappresentare il mito di famiglia era Christian, il fratello più giovane che aveva scelto invece che la filologia dell'arte e del sentire quella non meno importante, ma sicuramente meno profonda, dello spettacolo per tutti, della rappresentazione quasi macchiettistica della società. Compito non per nulla secondario per la divulgazione della grandezza di Vittorio, ma forse meno scientifico, meno provato nel profondo, meno amato. Non che i due fratelli facessero a  gara per essere degni del padre, ma Manuel, musicista di grande valore e studioso incommensurabile, era sempre rimasto più in disparte dal grande salotto nazional-popolare per buttarsi con maggiore impeto in manifestazioni che del padre dessero una visione più alta, d'altronde anche quella con il ministro Franceschini, il primo ieri a essere “commosso e turbato dalla scomparsa”. Recentemente, Manuel era stato ospite a Siena, nel Duomo, dove erano risuonate, grazie a Maria Pia Corbelli e al Terre di Siena film festival,  le sue musiche in onore di Vittorio. Musiche che lui, diplomato a Santa Cecilia con Bruno Maderna, aveva composto anche per il padre e per il fratello. Le più famose quelle per “Il giardino dei Finzi Contini”.

Era il 1970 quando Vittorio De Sica diresse una serie di giovani, straordinari attori (Capolicchio, Sanda, Berger, D'Alatri, e poi Romolo Valli, Testi e tanti altri), nella Ferrara delle leggi razziali. Il ventunenne Manuel lavorò con Bill Conti a un progetto di grande valore musicale, che gli valse la nomination all'Oscar, che nel 1972 arrise al film come migliore opera straniera. Col padre Manuel, e poi col fratello Christian, collaborò ancora a lungo, ma pure con Lizzani e Risi, con Verdone e Squitieri, con Vanzina e Oldoini, con Nichetti e Parenti, con Chabrol e Gene Wilder, senza mai interrompere la professione vera e propria di compositore, con musiche che sono state interpretate dai più importanti modernisti internazionali. Vincitore di premi, Manuel, ma soprattutto straordinario sovrintendente della memoria di famiglia. Con la “Associazione Amici di Vittorio De Sica” ha contribuito al restauro delle opere paterne, come l'ultimo “Miracolo a Milano”; la riproposizione di questi capolavori, ma soprattutto il livello pedagogico delle sue pubblicazioni, che siano racconti o veri e propri saggi, lo hanno portato ad avere l'elogio di tutto il mondo accademico italiano.  “Di figlio in padre”, come tanti altri scritti, o i suoi racconti surreali, che facevano il paio con la sua musica splendidamente contemporanea, ne hanno fatto un personaggio quasi ingombrante, sobrio, ma proprio per questo ascoltato e venerato e che, forse, ha avuto meno successo, meno incarichi, di quello che il suo livello meritasse. Ma Manuel, e chi lo conosce bene lo sa, ha sempre rifuggito la banalità e la pochezza culturale, non è mai sceso a compromessi. Chi scrive ha avuto l'onore di presentare, a Siena nel 2005, il suo secondo libro di racconti, “La visita notturna”, e di averlo fatto nella sala dell'Università per stranieri dove qualche mese prima era stato laureato ad honorem Josè Saramago, affiancato da due personaggi di grande carisma, Roberto Barzanti ed Enrico Menduni, due intellettuali che prediligono, come faceva Manuel, lo studio e la divulgazione scientifica, alla platea. Manuel, in quel suo inchino rispettoso del padre nel Duomo di Siena, una delle sue ultime apparizioni pubbliche, ha mostrato ancora una volta la commozione nel trasmettere la bellezza, la soddisfazione di “riscoprire” (come ha fatto con l'associazione “Musica Retrovata” per dare visibilità a opere dimenticate), la voglia di guardare avanti senza dimenticare le grandi lezioni del passato. Con le soddisfazioni del caso, per esempio l'incontro con Ella Fitzgerald, innamorata dei suoi brani.