Venerdì 26 Aprile 2024

L'Europa più lontana

Mario Arpino

È MOLTO tempo che dalla Turchia non arrivano buone notizie. La svolta islamica di Recep Tayyip Erdogan, dopo il boom economico di primi tempi – peraltro esauritosi piuttosto rapidamente – non sembra aver favorito granché un Paese che eravamo abituati a considerare alla stregua di un avamposto europeo in Medioriente. Il fatto è che la svolta, oltre che islamica, è stata anche autoritaria.

Con buona pace dei generali kemalisti che il premier, ora presidente, ha voluto esautorare.

L’aver sollecitato – invero con eccellente senso politico volto al successo a breve termine – il voto confessionale delle campagne e delle periferie urbane non è stato in grado di dare alla Turchia un sufficiente grado di stabilità. Anzi, rispetto al periodo dei generali,

è successo esattamente il contrario. Alla tradizionale ostilità del Pkk, il partito comunista curdo di Ocalan,

i nemici interni sono in continuo aumento. Tra questi, sempre più spazio si va guadagnando il movimento armato di estrema sinistra turco Dhkp-c, che con i curdi non ha nulla a che fare, ma che, per semplificare, può essere assimilato alle nostre brigate rosse, di ben triste memoria.

 

COME reazione all’atteggiamento autoritario, stanno poi nascendo – spesso in modo latente – movimenti dissidenti che a loro volta, come già accaduto nel corso delle manifestazioni di Gezi Park, portano a episodi di vera e propria repressione. Di questo ne approfittano quelle che abbiamo chiamato ‘brigate rosse’, come ci conferma l’assalto al tribunale e il sequestro – con ricatti inaccettabili per il governo – del procuratore che stava indagando sui responsabili della morte del giovane Berkin Elvan nel corso dei disordini seguiti all’occupazione del parco cittadino. Difficile da definire la posizione dei terroristi del Dhkp-c, che in varie occasioni – anche con il sacrificio di donne kamikaze – hanno dimostrato di seguire tecniche jihadiste, piuttosto che rivoluzionarie. Nello contempo, sono aumentati anche i nemici esterni – vedi la politica verso Israele – e le critiche per le incertezze governative nell’atteggiamento verso Isis e al Qaeda.

Decisamente, la politica di Erdogan non sta portando la Turchia su strade agevoli, e la deriva che la allontana dall’Europa slitta su un pericoloso piano inclinato.