Mercoledì 24 Aprile 2024

Il palombaro e gli amici pinguini. "La mia vita a 30 gradi sottozero"

Sub della Marina al Polo Sud: immersioni da brivido per test scientifici

Giuseppe Tangari con i pinguini in Antartide (Frascatore)

Giuseppe Tangari con i pinguini in Antartide (Frascatore)

La Spezia, 17 febbraio 2016 - NEI SUOI 25 ANNI di onorata carriera di subacqueo ne ha viste di tutti i colori. Ma quelli rimasti impressi nella sua mente negli ultimi quattro mesi di prodezze subacquee sono stati da… brivido, nel vero senso della parola. Questione di temperature-freezer e di scenari esclusivi. Questione di Antartide. Giuseppe Tangari, 44 anni, capo di prima classe della Marina, palombaro del Comsubin (Comando subacquei e incursori) da alcuni giorni è tornato alla base del Varignano, nel Golfo della Spezia, dopo la missione nel continente bianco. È tornato ad apprezzare, oltre ai tepori invernali, il buio. Sì, laggiù, per quattro mesi, il tramonto cedeva il passo all’alba. Sempre giorno, nell’arco delle 24 ore: «L’estate dei pinguini, nella quale la colonnina del mercurio, sul pack, scende a meno trenta e ci si ristora nuotando sotto la coltre di ghiaccio» dice Giuseppe che, alla fine del mondo, ha coordinato un team di ricerca subacquea composto da un altro operatore del Comsubin, da altri due militari (un carabiniere e un sottufficiale dell’Esercito) e da un biologo dell’Enea.

Nel mirino?

«La biodiversità, nello specifico un particolare organismo, nome scientifico Mycale acerata , per cogliere gli indizi dell’onda lunga dell’inquinamento. Il mio team, oltre alle manutenzioni della banchina della base Mario Zucchelli, si è adoperato nell’installazione delle telecamere destinate a osservare le specie a lungo termine, nell’arco di un anno solare. Poi i biologi trarranno le conclusioni».

Giornata tipo?

«Cominciava con la vestizione stagna per fronteggiare il rischio-ipotermia e con l’allestimento del sito scelto per l’immersione: c’è da lavorare di trivella per raggiungere il mare».

Come?

«Con una carotatrice idraulica dal diametro di 1,20, metri che penetra lo spessore del ghiaccio, sull’ordine dei tre metri, per realizzare il cunicolo attraverso il quale accedere all’ignoto».

Tempi di immersione?

«Variabili: da un minimo di 30 minuti, alla quota di 28 metri, ad un massimo di 90 minuti, a meno di 5 metri di profondità».

E gli occhi si aprono su?

«Non sai dove e cosa guardare tanta è la meraviglia. Tutto, sott’acqua, a quella latitudine estrema, ha vita e colore a differenza di quello che vedi nella superficie immacolata. Un’eccezionale varietà di flora e fauna; colori intensi e ben distinguibili. L’acqua non li attenua, come generalmente accade, ma ne evidenzia la bellezza e le sfumature».

Testimone della Grande Bellezza...

«La vita marina incontaminata ti porta a voler andare sempre più giù per tentare di scrutare specie sempre nuove e diverse. Quando ti fermi e rivolgi il capo all’insù, ti accorgi di essere in acqua ricoperto dalla coltre di ghiaccio che in superficie è bianca mentre, osservata dal basso, assume colori e sfumature sorprendenti».

Sensazione?

«Un ospite d’onore, privilegiato. L’emozione di essere protagonista di un sodalizio perfetto tra uomo, mare e ambiente. Noi con la ricerca abbiamo cercato di evidenziare realtà sconosciute; l’ambiente incontaminato ci ha richiamato al rispetto, ci ha ricordato i nostri limiti. Il silenzio del ghiaccio ha caricato di sacralità l’esplorazione del santuario marino più esclusivo del pianeta».