Venerdì 26 Aprile 2024

Uno schiaffo alla giustizia

La forza del diritto e il bisogno di giustizia ieri sono andati in cortocircuito. Magari non giù nel profondo, dove la dottrina pura spazia da Cicerone a Hans Kelsen, ma certamente qui dove le parole dei giudici sono talmente difficili da sembrare ingannevoli. Con clamoroso ritardo e non per colpa nostra abbiamo imparato che di amianto si muore e si muore male. Dopo 40 anni due sentenze hanno stabilito che chi con l’amianto ha continuato a fare affari sulla pelle della gente deve pagare. E invece no. L’accusa di disastro riferita a una pratica che ha causato migliaia di morti non regge, non è sostenuta dal diritto. E piegare il diritto alla giustizia può fare giustizia oggi ma creare mille ingiustizie domani. L’esempio fatto dal pg della Cassazione la mette così: disastro è quando crolla una casa, quando invece una fibra velenosa innesca una subdola contaminazione è necessario trovare un’altra parola. E intanto, per non sbagliare, scegliere l’assoluzione. Chi già era confuso può chiedere il time out.

L’aminato è un killer che fino all’altro ieri ha saputo farsi volere bene. Marco Polo ricorda che in Cina ci fabbricavano le tovaglie. Per il naturalista Boezio curava la scabbia, le vene varicose e i problemi ginecologici. Nel 1932 ci hanno farcito il transatlantico Queen mary e poi scuole, ospedali, vagoni ferroviari. Fino agli anni ’60 si trovavano in commercio una polvere contro la sudorazione dei piedi e otturazioni dentarie a base di asbesto. Era versatile, a basso costo, con applicazioni universali e durature. Infatti il più noto era targato Eternit. Almeno dalla metà degli anni ’70 però era noto che lo sterminio di massa era il suo talento nascosto. Diciamo allora che la casa è crollata lì. E sentiamoci autorizzati a restare a bocca aperta davanti alla richiesta di cancellazione del reato accolta dai giudici della Cassazione. Tra diritto e giustizia un giudice deve scegliere il diritto, spiega il procuratore. Ragionamento troppo raffinato: quei morti non fanno parte del concetto di disastro, in pratica è come se non ci fossero stati, né loro né quelli che verranno. Alla fine del processo di appello che aumentò la condanna il pm Raffaele Guariniello parlò di «inno alla vita dentro un sogno che si avvera». La sensibilità di chi sa che la legge non sempre è giusta, ma deve provarci, non ha impedito che il sogno per tanti diventasse un incubo.