Mercoledì 24 Aprile 2024

Incendio Londra, rivolta contro il sindaco

Esplode la rabbia: "Perché mancava il sistema antincendio?"

Incendio a Londra, parenti cercano i dispersi (Ansa)

Incendio a Londra, parenti cercano i dispersi (Ansa)

Londra, 16 giugno 2017 - L'inferno di Grenfell Tower ha scatenato la rabbia dei sopravvissuti, degli sfollati, dei disperati alla ricerca dei loro cari. La polizia dichiara che i morti potrebbero essere più di cento, anche se ieri quelli confermati erano 17, con altri 17 feriti in condizioni critiche. La folla ha fischiato e contestato il sindaco di Londra, Sadiq Khan, in visita con una scorta di trenta agenti. Qualcuno lo ha affrontato e tentato di spintonarlo.

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La gente premeva gridando: «Chi è il colpevole? Devi dire cosa intendi fare». Perché nella torre mancava un sistema antincendio? Perché i pompieri potevano arrivare solo fino al 12° piano? Quanti bambini sono morti? E cosa intendi fare per quelli come noi che hanno perso casa? In mattinata era arrivata Theresa May, premier in visita privata. Ha incontrato le squadre di sicurezza, ma non i superstiti, e ha ordinato l’apertura di un’inchiesta che faccia piena luce sulla tragedia, avvenuta in una metropoli che nel corso dei secoli è stata più volte testimone di incendi di immani proporzioni.

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Il leader dell’opposizione, Jeremy Corbyn è andato ad abbracciare gli sfollati e ha promesso che farà pressione sul governo per cambiare le misure di sicurezza, già oggetto di raccomandazioni del coroner (ignorate) nel 2013 a seguito di un incidente simile.

«Ormai non ci sono più superstiti» ha dichiarato da parte sua Dany Cotton, comandante generale dei vigili del fuoco (prima donna in questo ruolo di responsabilità). Ha aggiunto che ci vorranno «diverse settimane, forse anche mesi» prima di poter appurare l’entità esatta della tragedia.

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La Cotton, che ha operato sul posto senza sosta, coordinando personalmente le operazioni, ha detto che molti pompieri sono scossi per le scene terribili cui hanno assistito. Ha poi confermato che «per raggiungere alcune aree della palazzina, ancora troppo pericolose per i soccorritori, saranno impiegate unità cinofile».

C’è aria di rivolta nelle comunità contro le autorità anche per la caotica gestione delle prime fasi dei soccorsi. I familiari dei dispersi, a due giorni dalla tragedia, ancora ieri non avevano informazioni precise, e non riuscivano a capire chi fosse ricoverato in ospedale e dove.

Si è messa in moto intanto la catena di solidarietà. Sul luogo è arrivato di tutto: derrate alimentari, vestiti, scarpe, pannolini per neonati, tutto in mano ai volontari. Il comandante della Metropolitan Police, Stuart Cundy, ha dichiarato: «Abbiamo ricevuto più di 5mila chiamate e abbiamo una lista di circa 400 dispersi, un numero che non sappiamo se è accurato o meno».

Cundy ha confermato la difficoltà dell’operazione, dicendo che per ora sono state identificate solo 6 delle 17 vittime, e che molte dovranno essere riconosciute dalle impronte dentali. «In queste condizioni – ha aggiunto Cundy – le identificazioni dei resti umani sono un’impresa. La prima vittima ad essere nominata è Mohamed Alhajali, un 24enne rifugiato siriano arrivato a Londra nel 2014.

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