Giovedì 25 Aprile 2024

In Italia boom di cibi stranieri pericolosi, allarme Coldiretti

Salute a rischio per residui chimici, microtossine, metalli pesanti, coloranti. Eppure dalle nocciole turche alle spezie indiane l'import nel 2015 ha registrato un vero record

Manifestazione della Coldiretti a favore dell'olio italiano (Ansa)

Manifestazione della Coldiretti a favore dell'olio italiano (Ansa)

dall'inviato ACHILLE PEREGO

Cernobbio (Como) 15 ottobre 2016 – Dalle nocciole turche alle arachidi cinesi fino alle spezie indiane: nel 2015 c'è stato un vero e proprio boom di importazioni di prodotti alimentari che possono mettere a rischio la nostra salute. A stilare la lista nera dei cibi più pericolosi, elaborata sulla base del Rapporto del ministero della Salute sul sistema di allerta europeo (quello che registra gli allarmi per rischi alimentari verificati a causa di residui chimici, microtossine, metalli pesanti, contaminanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti) è stata la Coldiretti. E l'organizzazione guidata da Roberto Moncalvo l'ha presentata oggi nella seconda giornata del Forum di Cernobbio.

Al primo posto della classifica ci sono le nocciole turche (più 47% di import l'anno scorso per un valore di 295 milioni di euro e un altro più 8% nel primo semestre del 2016) e le arachidi cinesi (più 141%) che, avverte Rolando Manfredini, responsabile Qualità di Coldiretti, presentano le cancerogene aflatossine oltre i limiti. Aflatossine e pesticidi mettono a rischio anche i peperoni (+60%) e i fichi secchi (+19%) sempre turchi - quinti della classifica - mentre dall'India sono aumentati del 22% gli arrivi di peperoncino, nel mirino, come altre spezie, per i ripetuti allarmi da contaminazioni microbiologiche e residui chimici in eccesso.

Dietro nocciole, arachidi e spezie indiane, la lista nero vede al quarto posto il tonno e il pesce spada provenienti dalla Spagna, la cui qualità, avverte la Coldiretti, è messa in forte dubbio dai casi di eccessiva presenza di metalli pesanti. Al sesto posto troviamo i semi di sesamo indiano, al settimo i pistacchi iraniani, all'ottavo olive e fragole egiziane, al nono la frutta secca americana e al decimo il pesce vietnamita (pangasio soprattutto) dove si è riscontrata frequentemente la presenza di metalli pesanti. Fuori dalla classifica vanno segnalati anche le spezie cinesi (paprika e peperoncino) per i pesticidi, i formaggi francesi con contaminazioni microbiologiche, i prodotti alimentari con vendita non autorizzati da parte degli Stati Uniti, il pollame con contaminazioni biologiche proveniente dalla Polonia mentre irregolarità sui contenuti di pesticidi hanno generato allarmi per la frutta e verdura cinesi come broccoli e funghi.

Un flusso costante di arrivi tanto “più inquietante” se si considera il fatto che non sempre il consumatore può conoscere l'origine e quindi - se lo ritiene - evitare l'acquisto. E in particolare questo avviene, sottolinea Manfredini, per le materie prime (come le nocciole) che finiscono nei prodotti trasformati dall'industria. Per questo, oltre ad auspicare controlli alle dogane sempre più rigorosi, per la Coldiretti, sarebbe auspicabile l'introduzione dell'etichetta di origine obbligatoria su tutti gli alimenti in commercio e rendere pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall'estero per far conoscere ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri a volte nella preparazione di cibi poi spacciati per Made in Italy senza che questo venga riportato in etichetta.

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