Mercoledì 24 Aprile 2024

Vaticano, Marie Collins si dimette dalla commissione anti-pedofilia

"Vergognosa mancanza di collaborazione". La signora irlandese, vittima di un prete pedofilo, era stata nominata da Papa Francesco

Marie Collins, la signora irlandese abusata da un prete, lascia la Commissione (Afp)

Marie Collins, la signora irlandese abusata da un prete, lascia la Commissione (Afp)

Città del Vaticano, 1 marzo 2017 - Un anno e un mese dopo l'uscita di scena di Peter Saunders, attivista inglese nella lotta contro i preti pedofili dopo essere stato stuprato da uno di loro, anche la seconda vittima che Papa Francesco aveva nominato nella Commissione per la protezione dell'infanzia, l'irlandese Marie Collins, ha gettato la spugna. 

Papa Francesco ha accettato le sue dimissioni e le ha espresso gratitudine, ma il gesto non ha cancellato la polemica: "Nonostante che il Santo Padre abbia approvato tutte le raccomandazioni fattegli dalla commissione, vi sono stati costanti ostacoli - lamenta Marie Collins - Ciò è stata la causa diretta della resistenza da alcuni membri della Curia vaticana al lavoro della commissione. La mancanza di cooperazione, in particolare da parte del dicastero più direttamente coinvolto nell'affrontare i casi di abuso, è stata vergognosa".

La Collins ha specificato che la responsabilità è della Congregazione della Dottrina della fede: "Alla fine dell'anno scorso - racconta - una semplice raccomandazione, approvata da Papa Francesco, è andata a questo dicastero per un piccolo cambiamento di procedura nel contesto della cura delle vittime e dei sopravvissuti. A gennaio ho saputo che quel cambiamento è stato rifiutato. Al tempo stesso è stata rifiutata anche una richiesta di cooperazione su un tema fondamentale del lavoro della Commissione in merito alla salvaguardia. Mentre penso che la Commissione riuscirà a superare questa resistenza, per quanto mi riguarda è la goccia che fa traboccare il vaso". 

Nel 2012, Marie Collins raccontò: "Sono una vittima di un abuso sessuale del clero. Avevo appena 13 anni ed ero nella situazione più vulnerabile, una bambina malata in ospedale, quando un prete ha abusato sessualmente di me. Sebbene sia successo più di cinquanta anni fa è impossibile dimenticare e non potrò mai sfuggire agli effetti di ciò che accadde".

Un'altra pagina triste si aggiunge così alle tante fatte di insabbiamenti, se non addirittura di colpevolizzazione delle vittime, scritte in Vaticano fino almeno all'anno 2000, quando San Giovanni Paolo II iniziò a prendere consapevolezza dell'estensione del problema degli abusi. Peter Saunders, dimettendosi aveva dichiarato: "In Vaticano credono che il problema degli abusi sia alle spalle ma quanto sta avvenendo dimostra che non è affatto così". E si era chiesto polemicamente "perché si proclami la tolleranza zero e poi si tolleri la permanenza in incarichi di chi ha coperto e insabbiato". 

In effetti il problema che sta emergendo nel Pontificato di Papa Francesco riguarda la difficoltà di applicare le norme severe (approvate dal Pontefice) che prevedono l'accountability, cioè l'allontanamento praticamente automatico dei vescovi che non hanno protetto i minori in modo adeguato insabbiando invece le denunce ricevute.